Indoeuropei Indice Gli indoeuropei | Il problema della Urheimat | Il problema della cronologia |...


Popoli indoeuropei


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Mappa animata delle migrazioni Indoeuropee in Eurasia (Europa, Asia occidentale, centrale, meridionale, Siberia e India) secondo la teoria kurganica


Con il termine Indoeuropei (o Proto-Indoeuropei) si indica un insieme di popolazioni preistoriche accomunate dall'uso linguistico del proto-indoeuropeo, che avrebbe popolato originariamente una regione geografica comune.


Tali popolazioni si sarebbero poi diffuse, con ondate migratorie protratte nel tempo, in gran parte dell'Eurasia occidentale, a causa di dinamiche complesse di diffusione, legate a linee di transumanza e commercio preistoriche, e a dinamiche di sovrapposizione militare a partire da azioni "opportunistiche", nate forse da instabilità di carattere demografico, la cui eredità è ancora visibile nelle lingue indoeuropee.




Indice






  • 1 Gli indoeuropei


    • 1.1 L'origine della teoria: la lingua comune




  • 2 Il problema della Urheimat


    • 2.1 Il popolo guerriero


      • 2.1.1 Le conseguenze storico-politiche della teoria






  • 3 Il problema della cronologia


    • 3.1 L'invasione calcolitica (Marija Gimbutas)


      • 3.1.1 L'ipotesi armena




    • 3.2 Gli Indoeuropei come agricoltori neolitici (Colin Renfrew)


    • 3.3 La teoria della "fusione" (Luca Cavalli-Sforza)


    • 3.4 Soluzione baltico-pontica


    • 3.5 Indoeuropei come agricoltori danubiani-balcanici




  • 4 Ipotesi sulle cause della migrazione


    • 4.1 Premessa


    • 4.2 Ipotesi Ryan-Pitman




  • 5 Note


  • 6 Bibliografia


    • 6.1 In lingua italiana


    • 6.2 In lingue straniere




  • 7 Voci correlate


  • 8 Altri progetti


  • 9 Collegamenti esterni





Gli indoeuropei |



L'origine della teoria: la lingua comune |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Indoeuropeistica e Linguistica comparativa.

La teoria dell'esistenza di una proto-popolazione nasce da studi linguistici e precisamente dalla linguistica comparativa, la quale ha mostrato come si possano identificare in popolazioni tra loro distanti, anche geograficamente, forti caratteristiche comuni, non solo nel lessico, ma anche nella morfologia linguistica, nella grammatica e addirittura nella cultura.


Come hanno sottolineato studiosi come Georges Dumézil ed Émile Benveniste ci sono forti parentele linguistiche, testimoniate dai numerosi vocaboli aventi l'etimo in comune e che investono diverse aree d'interesse (la religione, le istituzioni, la famiglia, l'agricoltura, ecc.)[1], nonché l'ideologia tripartita, ossia la suddivisione della realtà esistente all'interno di tre funzioni specifiche (sacrale, guerriera, produttiva) la quale si ritrova, consapevolmente come tale, soltanto presso i popoli di stirpe indoeuropea.[2][3]


Questi studi si basano su analisi linguistiche ed antropologiche, che pervengono ad una proto-cultura, una proto-popolazione e una proto-lingua[1].



Il problema della Urheimat |




Alcune delle ipotesi proposte sulla localizzazione dell'Urheimat indoeuropea.






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Lo stesso argomento in dettaglio: Urheimat protoindoeuropea.

Sebbene gli studiosi abbiano ricostruito la storia dell'unità linguistica indoeuropea (Ursprache), rimane ancora il problema di comprendere la patria di provenienza (Urheimat) di questa ondata migratoria ed i motivi che l'avrebbero provocata.


La ricerca dell'Urheimat, vale a dire la patria originaria o dimora nativa del popolo (o meglio, del gruppo di tribù affini) che parlava la protolingua (o meglio, i suoi dialetti) diventa fondamentale per indirizzare la ricerca archeologica e storica verso una direzione piuttosto che verso un'altra.


Tale ricerca ha dato luogo ad un ampio ventaglio di ipotesi, la patria di origine è stata di volta in volta identificata: nell'India, nelle regioni baltiche, in Scandinavia meridionale e nella Germania settentrionale, nella regione danubiana, nella Russia meridionale, nei Balcani o nell'Anatolia[4].



Il popolo guerriero |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Società protoindoeuropea.

L'ipotesi più diffusa sulla tipologia di popolazione era quella di un popolo di guerrieri nomadi che, migrando dalle sue sedi originarie a causa della scarsità di risorse, avrebbe travolto le altre civiltà sue contemporanee, portando tuttavia delle innovazioni tecnologiche come l'uso del cavallo, del carro e poi del carro da guerra[5].




Un petroglifo raffigurante un carro da guerra, 1000 a.C. circa (Età del bronzo scandinava).


Soprattutto fra gli indoeuropeisti di scuola tedesca, tra cui Gustaf Kossinna, uno dei principali sostenitori della teoria nordica, lo studio sull'origine degli indoeuropei veniva mischiato con lo studio sull'origine dei Germani, che si presentavano come guerrieri nomadi, in opposizione alla sedentaria civiltà mediterranea greco-latina. Andando assai più indietro nel tempo, nelle tradizioni fra storia e leggenda che circondano l'origine dell'età antica mediterranea, agli studiosi si offriva il modello dell'invasione dorica che, intorno al 1100 a.C. avrebbe spazzato via la civiltà micenea preesistente, anch'essa indoeuropea (e non meno guerriera, visto che aveva sopraffatto la civiltà asiatica dei Troiani). Quanto al ramo indiano dell'indoeuropeo, o indo-germanico, era fin troppo facile ravvisare, nei Veda come nei più tardi poemi epici Mahābhārata e Rāmāyaṇa, il sovrapporsi, a genti preindoeuropee, di una società guerriera, non dissimile da quella descritta nei poemi omerici.


Gli Indoeuropei erano quindi una popolazione nomade primitiva, guerriera e patriarcale che si sovrappose in una o più fasi, alle popolazioni preindoeuropee, soggiogandole e dominandole come élite guerriera, imponendo la propria lingua alle genti sottomesse (secondo un modello che Colin Renfrew e altri studiosi definiscono «deriva linguistica per sovrapposizione di un'élite»).[6]


Questo era l'archetipo dell'indoeuropeo, o ario, e a dare forza a questa ipotesi vi erano indizi indiretti provenienti da aree tutt'altro che nordiche (ad esempio, gli eroi achei di Omero sono biondi, quella che veniva considerata la più achea e la più guerriera delle dee di Omero, Atena, ha, secondo l'interpretazione più diffusa dell'epiteto che la caratterizza, cioè Glaucopide, gli occhi glauchi, cioè blu-verdi o blu-grigi[7], oltre ai capelli biondi).[8]


Tuttavia, mentre la superiorità degli indoeuropei nell'allevamento equino e nei primi rudimentali mezzi da trasporto è testimoniata dalla lingua ricostruita, con parole comuni per «cavallo» (*h₁éḱwos) e «(tras)portare» (*ueǵʰ-), non vi sono tracce linguistiche che possano provare una superiorità nella metallurgia, anzi la maggior parte dei termini indoeuropei relativi alla metallurgia sono prestiti successivi, anche tra diverse lingue indoeuropee, o con lingue di sostrato non-indoeuropeo; anche il vocabolario guerriero e militare è molto limitato[9] e differente da popolo a popolo e da lingua a lingua. Di fatto linguisticamente è inequivocabile la comune discendenza da un popolo di pastori e agricoltori[10] che costruiva cittadelle su alture fortificate (*pl̥H-s*)[5] e che probabilmente conobbe presto il carro (prima trainato da buoi e poi da cavalli[5]), ma non era in origine particolarmente versato alla metallurgia[10] e alla guerra[11], imparando però (come dimostrano i ritrovamenti archeologici) molto presto le tecniche militari e metallurgiche dei vicini.



Le conseguenze storico-politiche della teoria |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Razza ariana.

Questa tesi ricostruiva quindi gli Indoeuropei come un popolo rozzo e guerriero ma, paradossalmente, più evoluto degli altri sotto altri aspetti legati in particolar modo all'uso di strumenti da guerra (cavallo, carro), alla struttura sociale ed all'aspetto rituale-spirituale.[12]


Tale idea ebbe conseguenze importanti nella storia dell'evoluzione del pensiero politico occidentale, dando origine, in taluni ambienti, ad un'acquisizione nell'ideologia di riferimento delle acquisizioni della linguistica. Tali interpretazioni in molti casi avallarono varie dottrine aggressive e razziste, che hanno segnato la storia del mondo fra Ottocento e Novecento: dalla legittimazione del colonialismo imperialista delle potenze europee, fino alle politiche antisemite del nazionalsocialismo.[13]


Molte ipotesi diffuse nel secondo dopoguerra circa l'origine degli Indoeuropei tentano di sgombrare il campo degli studi da ogni identificazione fra affinità linguistica e base razziale, in ogni caso allo stato attuale l'idea degli Indoeuropei invasori è quella più accettata, sebbene da alcune fonti messa in discussione.



Il problema della cronologia |


Collegato al problema della patria originaria è il dilemma relativo alla cronologia della diffusione degli Indoeuropei: le ipotesi principali (epoca e luogo di partenza della loro diffusione), fanno attualmente capo a quattro orientamenti di massima[14]:



  • il primo è rappresentato dalla teoria della migrazione dalle steppe pontico-caspiche, proposta da Otto Schrader[15] negli ultimi anni dell'Ottocento[16] e rilanciata nella seconda metà del Novecento da Marija Gimbutas, nella forma della teoria dell'invasione calcolitica a partire dall'area della civiltà dei kurgan nella Russia meridionale;

  • il secondo si basa invece sull'ipotesi dell'onda di avanzamento degli agricoltori del neolitico provenienti dall'Anatolia, secondo la proposta, non da tutti condivisa, dell'archeologo inglese Colin Renfrew;[6]

  • la terza suppone l'esistenza già nel mesolitico di un continuum linguistico in un'area compresa tra il Baltico e le steppe pontico-caspiche[14].

  • la quarta situa la patria ancestrale nell'area balcanico-centroeuropea dove nel neolitico si estendeva la cultura della ceramica lineare[17].



L'invasione calcolitica (Marija Gimbutas) |




Espansione dei popoli indoeuropei secondo la teoria kurganica, suddivisa in ondate:[18][19]

     Prima ondata (4400 a.C.-4300 a.C.)

     Seconda ondata (3500 a.C.-3000 a.C.)

     Terza ondata (3000 a.C.-2800 a.C.)








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Lo stesso argomento in dettaglio: Teoria kurganica.

L'interpretazione maggiormente accettata oggi, perché meglio fondata su un'attenta valutazione dei dati archeologici e sostenuta da diversi studi scientifici, è stata fornita dalla studiosa lituana Marija Gimbutas. La Gimbutas ha vagliato con precisione le testimonianze delle culture materiali dell'est europeo, identificando gli Indoeuropei con una cultura guerriera dell'età del rame (epoca: circa 4000 - 2000 a.C.): la cultura kurgan, così denominata a partire dalle grandi sepolture a tumulo (i kurgan appunto) che la caratterizzano, tombe nelle quali venivano seppelliti i principi locali insieme alle loro mogli e concubine, agli schiavi ed a tutto il séguito, secondo un'usanza diffusa in molte civiltà antiche.[20][21]


Dagli studi della Gimbutas emerge un quadro abbastanza semplice e lineare della comparsa degli Indoeuropei sulla scena della storia: migrando dalle loro regioni d'origine (Urheimat collocata tra il Volga e il Dnepr), le popolazioni indoeuropee si sarebbero sovrapposte un po' ovunque (dall'Europa occidentale all'India) alle popolazioni neolitiche preindoeuropee, come élite guerriere tecnicamente più avanzate, imponendo alle popolazioni sottomesse la loro lingua, struttura sociale e la loro religione.[21]



L'ipotesi armena |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Ipotesi armena.

In parte legata a quella kurganica è l'ipotesi armena, formulata da T. V. Gamkrelidze e V. V. Ivanov negli anni ottanta, che colloca l'urheimat indoeuropeo nell'altopiano armeno. Secondo i due linguisti, gli indoeuropei si sarebbero espansi da questa sede originaria verso le steppe pontico-caspiche, per poi irradiarsi verso l'Europa e l'Asia, secondo lo schema proposto da Gimbutas.



Gli Indoeuropei come agricoltori neolitici (Colin Renfrew) |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Ipotesi anatolica.

L'ipotesi anatolica chiamata anche «teoria della discontinuità neolitica di Renfrew», propone che i Indoeuropei si originarono nell'Anatolia neolitica. Questa ipotesi sostiene che i parlanti della lingua proto-indoeuropea (PIE) attraverso la loro espansione dall'Anatolia durante la rivoluzione neolitica, tra il settimo e il sesto millennio a.C., diffusero sia le nuove tecniche agricole che le lingue indoeuropee.[6]



La teoria della "fusione" (Luca Cavalli-Sforza) |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Doppio strato dell'indoeuropeo.

Esiste la possibilità che le due teorie precedenti possano essere parzialmente conciliate, come ha suggerito Luigi Luca Cavalli-Sforza.


Secondo questa variante gli Indoeuropei sarebbero frutto di una fusione tra le popolazioni neolitiche di tipo mediterraneo provenienti dall'Anatolia, portatrici dell'agricoltura nella Russia meridionale verso l'8000-7000 a.C. e le locali popolazioni di tipo cromagnonoide di Sredny-Stog, sopravvissute all'ultima glaciazione Würm nel rifugio glaciale nord-pontico.


Questa proposta sembra conciliarsi con la "teoria del doppio strato per l'antico indoeuropeo", proposta indipendentemente in linguistica da Uhlenbeck.


Infatti il cosiddetto indoeuropeo ricostruito dà l'impressione di essere il frutto di un'antica creolizzazione tra una lingua di tipo ugrofinnico e una lingua affine al basco (vedi anche Na-dene-caucasico).



Soluzione baltico-pontica |


La teoria dell'Urheimat baltico-pontica cerca di conciliare due teorie in conflitto tra loro: l'ipotesi centro-nord europea e quella kurganica. Essa propone un'unità linguistica proto-indoeuropea nel mesolitico in un'area geografica molto vasta, estesa grosso modo dal Reno all'Ural.


Le successive culture neolitiche che si svilupparono nella parte occidente di questo enorme territorio, come la cultura del bicchiere imbutiforme, sarebbero responsabili della divisione in famiglie indoeuropee occidentali (es. celtico, germanico, italico ecc.) mentre in quelle sviluppatesi nella parte orientale, ossia nelle steppe russo-ucraine, emerse la famiglia indoiranica[17].


Una delle difficoltà principali nell'accogliere questa ipotesi è dovuta all'esistenza di termini comuni per l'agricoltura, non spiegabili in una società mesolitica di cacciatori-raccoglitori[17].



Indoeuropei come agricoltori danubiani-balcanici |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Teoria dell'Insediamento danubiano-centroeuropeo.

Per alcuni aspetti simile a quella proposta da Colin Renfrew è l'ipotesi che situa la patria ancestrale degli Indoeuropei in un'area compresa tra i Balcani e il corso del Danubio, dove nel neolitico si estendeva la cultura della ceramica lineare[22].


Tra le problematiche di questo modello vi è il fatto che ignora le evidenze archeologiche che legano i danubiani neolitici a quelli greco-anatolici, assegnando a quest'ultimi un'identita pre-indoeuropea e considerano invece Indoeuropei i danubiani, loro discendenti[23].



Ipotesi sulle cause della migrazione |



Premessa |


Mentre la teoria di Renfrew è autoesplicativa, in quanto i coltivatori hanno necessità di migrare alla ricerca di nuove terre a causa della crescita demografica: la ricerca delle cause innescanti le migrazioni degli indoeuropei, ha senso quindi solo nel contesto della teoria kurganica.


Alcuni studiosi hanno tentato di spiegare la diffusione degli indoeuropei e delle loro lingue con il tipo di economia pastorale-seminomade che li caratterizzava, unitamente al carattere virilocale e guerriero che la società indoeuropea tarda, kurganica (sviluppatasi dalle antichissime forme di società a chiefdom, in principio sostanzialmente egualitarie) sembra mostrare. La prima avanzata degli Indoeuropei, secondo questi studi, è caratterizzata da una sorta di lenta espansione a partire dal più arcaico nucleo uralo-pontico della cosiddetta Urheimat.


La diffusione delle tecniche agricole nella zona uralo-pontica deve aver fornito alla popolazione cromagnonoide dell'area una potente spinta di avanzamento, che deve probabilmente aver determinato la "conquista" (o la pacifica occupazione per crescita del volume demografico) delle aree immediatamente limitrofe al rifugio postglaciale nord-pontico. A ciò si saranno aggiunte, come molle di espansione, primitive relazioni di carattere commerciale, le ricadute tecnologiche della domesticazione del cavallo, la pastorizia nomade (che si evolve in relazione con comunità agricole preesistenti) e la diffusione della metallurgia del rame e del bronzo, che secondo alcuni studiosi potrebbero anche essere nate in Europa orientale in maniera del tutto indipendente rispetto a ciò che accadeva nella cosiddetta Mezzaluna Fertile.


Assai verosimilmente, alla vigilia del distacco del ramo anatolico, il più antico, le popolazioni di lingua indoeuropea occupavano già un'area alquanto vasta, dalla zona a ridosso del basso Danubio fino alle steppe dell'Asia centrale. Questa primitiva "IndoEuropa", semplicemente una sorta di Urheimat espansa, era probabilmente già in parte differenziata in dialetti, o comunque attraversata da fenomeni vistosi di variazioni diatopiche, che nella loro complessità prefiguravano, per alcuni aspetti, le famiglie indoeuropee storicamente note, ma sicuramente mostravano anche identità e fisionomie dialettali proprie, molte delle quali andate perdute.


La successiva espansione "violenta" parrebbe essere dovuta ad irregolari dinamiche di gemmazione, occasionate da relazioni non sempre facili con le comunità pre-indoeuropee vicine alle regioni esterne dell'Urheimat allargata della più tarda fase unitaria. Tali gemmazioni, conclusesi di volta in volta con la sovrapposizione, ora definitiva, ora instabile e transitoria, di "élite" militari indoeuropee ai popoli preesistenti, si manifestano come il portato di fenomeni di incertezza nelle aree di confine fra popolazioni preistoriche e protostoriche eterogenee. Così, ad esempio, la penetrazione del ramo anatolico nei Balcani potrebbe essere stata inizialmente prodotta dall'interesse non proprio benevolo di alcuni capi-guerrieri per la prosperità delle vicine popolazioni danubiane.


La più tarda presenza di tracce indo-arie in dinastie medio-orientali, ad esempio i Mitanni, ci parla dell'avvento di piccoli gruppi di avventurieri protostorici in cerca di fortuna (un po' come certe bande di Normanni nell'Europa medievale). L'irregolarità e la saltuarietà, così come gli esiti molteplici di tali movimenti di piccoli gruppi a partire dal Bassopiano sarmatico, determina un quadro complesso, in cui l'avvento delle singole sottofamiglie linguistiche nelle aree nelle quali poi si ritrovano in età storica, non è riconducibile sempre e comunque ad una e una sola causa di migrazione (propriamente, non si può nemmeno parlare di migrazioni). Ed è questa situazione frastagliata a rendere problematica agli studiosi l'identificazione di precise e univoche motivazioni per il diffondersi delle lingue indoeuropee.



Ipotesi Ryan-Pitman |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Ipotesi Ryan-Pitman.

Fra le ipotesi recenti tese a spiegare la causa della migrazione, la più importante è stata proposta nel 1997[24] e riformulata nel 2003[25] da Ryan e Pitman.

L'ipotesi si basa sul repentino allagamento del territorio ora occupato dal Mar Nero, causato dallo scioglimento dei ghiacciai, avvenuto nel 7150 a.C. (prima data proposta) o nell'8500 a.C. (in seguito alla riformulazione), in conseguenza del ripristino della corrente del Golfo, che in pochi anni liberò il Mare del Nord dal ghiaccio dell'ultima era glaciale. Con l'aumento del livello del mare, il Mar Mediterraneo avrebbe allagato una vasta depressione, formando l'attuale Mar Nero e obbligando le popolazioni ivi residenti, tra cui forse i proto-indoeuropei a migrare in zone sicure.


Secondo questa ipotesi l'evento sarebbe stato ricordato nelle varie mitologie come il Diluvio universale.


Diversi studi scientifici approntati per valutare questa tesi hanno invece osservato come fu il Mar Nero a riversarsi nel Mediterraneo,[26][27][28][29] e in maniera tra l'altro non drammatica.



Note |




  1. ^ ab Giacomo Devoto, Origini indeuropee, Firenze, Sansoni, 1962. Ora Edizioni di Ar, 2008.


  2. ^ Georges Dumézil, L'ideologia tripartita degli Indoeuropei, Rimini, Il Cerchio (seconda edizione) 2003


  3. ^ Émile Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Torino, Einaudi, 1981.


  4. ^ Francisco Villar, p.35-78


  5. ^ abc Francisco Villar, p.133-136


  6. ^ abc Colin Renfrew, Archeologia e linguaggio, Roma-Bari, Laterza, 1992.


  7. ^ Wikizionario : glauco


  8. ^ Omero, Iliade


  9. ^ Francisco Villar, p.131-132


  10. ^ ab Francisco Villar, p.165-172


  11. ^ Francisco Villar, p.137


  12. ^ Francisco Villar, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa, Il Mulino, 2008.


  13. ^ Da ricordare che ario ed ariano sono il termine con cui si designa sotto l'aspetto biologico il gruppo indoeuropeo.


  14. ^ ab J.P. Mallory, D. Q. Adams, p.297


  15. ^ Otto Schrader, Sprachvergleichung und Urgeschichte, vol. 2, Jena, Hermann Costanoble, 1890.


  16. ^ Francisco Villar, p.49


  17. ^ abc J.P. Mallory, D. Q. Adams, p.298


  18. ^ Luigi Luca Cavalli-Sforza, «Un approccio multidisciplinare all'evoluzione della specie umana», in Le radici prime dell'Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici, a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti, Milano, Bruno Mondadori, 2001, pp. 97-109.


  19. ^ J. P. Mallory, «Kurgan Tradition», in Encyclopedia of Indo-European Culture, Londra-Chicago, Fitzroy Dearborn, 1997, pp. 338-341.


  20. ^ Marija Gimbutas, «Proto-Indo-European culture: the Kurgan culture during the fifth to the third millenia B.C.», in Indo-European and Indo-Europeans. Papers Presented at the Third Indo-European Conference at the University of Pennsylvania, a cura di George Cardona, Henry M. Hoenigswald ed Alfred Senn, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 1970, pagg. 155–198.


  21. ^ ab Marija Gimbutas, Kurgan. Le origini della cultura europea, Milano, Medusa, 2010.


  22. ^ J.P. Mallory, D. Q. Adams, p.298-299


  23. ^ J.P. Mallory, D. Q. Adams, p.299


  24. ^ http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0025322797000078 An abrupt drowning of the Black Sea shelf
    WBF Ryan, WC Pitman, CO Major, K Shimkus… - Marine Geology, 1997.



  25. ^ W.B.F. Ryan, C.O. Major, G. Lericolais, S. Goldstein, Catastrophic flooding of the BlackSea, Annual reviews of Earth and Planetary Sciences, 31 (2003), pp. 525–554


  26. ^ Seismic stratigraphy of Late Quaternary deposits from the southwestern Black Sea shelf: evidence for non-catastrophic variations in sea-level during the last 10 000 yr, AE Aksu, RN Hiscott, D Yasar, FI Isler, S Marsh - Marine Geology, 2002


  27. ^ Persistent Holocene outflow from the Black Sea to the Eastern Mediterranean contradicts Noah's Flood hypothesis AE Aksu, RN Hiscott, PJ Mudie, A Rochon… - GSA …, 2002


  28. ^ Deltas south of the Bosphorus Strait record persistent Black Sea outflow to the Marmara Sea since 10 ka RN Hiscott, AE Aksu, D Yasar, MA Kaminski, PJ Mudie… - Marine Geology, 2002


  29. ^ Hydrology in the Sea of Marmara during the last 23 ka: implications for timing of Black Sea connections and sapropel deposition L Vidal, G Ménot, C Joly, H Bruneton, F Rostek… - 2010



Bibliografia |



In lingua italiana |




  • Émile Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Torino, Einaudi, 1981 ISBN 88-06-59960-7


  • Giuliano Bonfante, I dialetti indoeuropei, Paideia, 1976.

  • Enrico Campanile, Ricerche di cultura poetica indoeuropea, Pisa, Giardini, 1977.

  • Enrico Campanile, Antichità indoeuropee in Anna Giacalone Ramat, Paolo Ramat (a cura di) Le lingue indoeuropee, Bologna, Il Mulino, 1993. ISBN 88-15-03354-8 Ora in: Enrico Campanile; Bernard Comrie, Calvert Watkins, Introduzione alla lingua e alla cultura degli Indoeuropei, Bologna, Il Mulino, 2005. ISBN 88-15-10763-0


  • Giacomo Devoto, Origini indeuropee, Firenze, Sansoni, 1962 (rist. Edizioni di Ar, 2008).


  • Georges Dumézil, L'ideologia tripartita degli Indoeuropei, Rimini, Il Cerchio (seconda edizione) 2003.


  • Marija Gimbutas, Kurgan. Le origini della cultura europea, Milano, Medusa, 2010; trad. da Martino Doni di The Kurgan culture and the Indo-Europeanization of Europe. Selected articles from 1952 to 1993, Washington, DC, Institute for the Study of Man, 1997, ISBN 0-941694-56-9.


  • Francisco Villar, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa, Il Mulino, 2008.



In lingue straniere |



  • (EN) David W. Anthony, The Horse, the Wheel, and Language. How Bronze-Age Riders from the Eurasian Steppes Shaped the Modern World, Princeton University Press, 2007, ISBN 0-691-05887-3.

  • (ES) Francisco Rodríguez Adrados; Alberto Bernabé, Julia Mendoza, Manual de lingüística indoeuropea, Madrid, Ediciones Clasicas, 1995-1998. 3 voll. ISBN 84-7882-193-7

  • (ES) Pere Bosch i Gimpera, El problema indoeuropeo, Città del Messico, Direccion general de publicaciones, 1960.

  • (DE) Karl Brugmann, Grundriß der vergleichenden Grammatik der indogermanischen Sprachen, Strasburgo, Trubner, 1897-1916. 4 voll. (rist. Berlino, W. de Gruyter, 1967).

  • (EN) Vere Gordon Childe, The Aryans: A Study of Indo-European Origins, Londra, K. Paul, 1926.

  • (DE) Gustaf Kossinna, Ursprung und Verbreitung der Germanen in vor- und frühgeschichtlicher Zeit, Lipsia, Kabitzsch, 1928.

  • (EN) J. P. Mallory e D. Q. Adams, Encyclopedia of Indo-European Culture, Londra-Chicago, Fitzroy-Dearborn, 1997, ISBN 1-884964-98-2.

  • (DE) Karl Penka, Origines ariacae. Linguistisch-ethnologische Untersuchungen zur altesten Geschichte der arischen Volker und Sprachen, Vienna, Prochaska, 1883.

  • (EN) Colin Renfrew, Archaeology and Language: The Puzzle of Indo-European Origins, Londra, Pimlico, 1987; Trad. it.: Archeologia e linguaggio, Roma-Bari, Laterza, 1992.



Voci correlate |



  • Popoli indoeuropei

  • Lingue indoeuropee

  • Doppio strato dell'indoeuropeo

  • Cultura kurgan

  • Figli di Noè



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Collegamenti esterni |



  • Center for the Study of Eurasian Nomads, su csen.org.

  • D. Wunderlich: Die Urheimat der Indogermanen. (PDF), su web.phil-fak.uni-duesseldorf.de.

  • Wolfgang P. Schmid: Was Gewässernamen in Europa besagen. (PDF), su akademienunion.de.


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