Sacro Indice Storia e origine del termine | Il sacro negli studi contemporanei | Note |...


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Il cippo del Lapis Niger con l'iscrizione bustrofedica (sono quattro lati riportati su un piano unico). In questo reperto archeologico compare per la prima volta il termine sakros (sacro).




Schema dell'iscrizione del Lapis Niger. Da notare il termine sakros alla seconda riga.


Sacro è un termine storico religioso, fenomenologico religioso e antropologico che indica una categoria di attributi e realtà che si aggiungono o significano ulteriormente il reale ordinariamente percepito e indicato come profano. L'esperienza del "sacro" è al cuore di tutte le religioni[1].


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«Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia della coscienza. L'esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall'uomo per costruire un mondo che abbia un significato. Le ierofanie e i simboli religiosi costituiscono un linguaggio preriflessivo. Trattandosi di un linguaggio specifico, sui generis, esso necessita di un'ermeneutica propria.»


(Mircea Eliade, Discorso pronunciato al Congresso di Storia delle religioni di Boston il 24 giugno 1968[2].)



Indice






  • 1 Storia e origine del termine


  • 2 Il sacro negli studi contemporanei


  • 3 Note


  • 4 Bibliografia


  • 5 Voci correlate


  • 6 Altri progetti


  • 7 Collegamenti esterni





Storia e origine del termine |


Il termine italiano "sacro" deriva dal termine latino arcaico sakros, rinvenuto sul Lapis Niger, sito archeologico romano risalente al VI secolo a.C.[3] e, in un significato successivo, indica anche ciò che è dedicato ad una divinità, ed al suo relativo culto; infatti, tale termine lo si trova, con medesimo significato, anche in altre lingue antiche come, ad esempio, l'ittita saklai e il gotico sakan.


La radice di sakros è, a sua volta, il radicale indoeuropeo *sak, *sag, col significato di avvincere, aderire, o sac-ate, col significato di seguire, o sap-ati, col significato di onorare, sempre sottintendendo una divinità, a tal punto che negli antichi testi Ṛgveda può anche diventare sinonimo di adorare[4]. Anche per i popoli dell'Europa centrale il termine era strettamente legato alla spiritualità ed alla relativa alla salvezza dell'anima, indicandola come Heil, da cui deriva il termine germanico e olandese Heilig, il danese hellige, l'inglese holy etc.


Il rapporto del termine con la religione si estese poi anche per divinità maligne come, ad esempio, è avvenuto nel termine latino ex-sacrabilis, ex-secrabilis, ovvero per il sacro, dove invece il relativo termine "esecrabile" vuol dire invece cattivo, ripugnante[5]. Gli antichi Greci invece, usavano distinguere il termine greco antico hagios per indicare qualcosa di inviolabile, non accessibile ai comuni mortali (tradotto in latino come latino santcus, santo) dal termine hieron, a indicare propriamente la potenza divina in sé, come ad esempio la costruzione di un Tempio dedicato alla divinità. In antichità quindi, il significato veniva applicato a tutti i rituali religiosi annessi, dove spesso esistevano le cosiddette vittime "sacrificali" e dove è probabile derivi anche il termine osso "sacro", indicando tradizionalmente in questo [6] la parte anatomica più gradita agli dei.


Il termine si estese ancora, in termini più generici, ad indicare qualcosa a cui è stata conferita una oggettiva validità, ovvero che acquisisce il dato di fatto reale, suo fondamento e conforme al cosmo[7]. Da qui anche il termine, sempre latino, di sancire, evidenziato in leggi o accordi. Seguendo questo insieme di significati, il sakros sancisce una alterità, ovvero un essere "altro" e "diverso" rispetto all'ordinario, al comune, al profano[8], e dal quale iniziò lo studio della cosiddetta antropologia del sacro e della ierofania.


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Lo stesso argomento in dettaglio: Ierofania.

In significati ancor più recenti e popolari poi, il termine sacra, da cui deriva l'analogo "sagra", fu applicato a indicare non più una costruzione, una festa tradizionale o un rituale strettamente legato ad un culto devozionale-religioso, bensì legato a una qualsiasi generica commemorazione (ad es. la primavera, il raccolto, i prodotti agroalimentari, etc.).






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Lo stesso argomento in dettaglio: Sagra (festa).


Il sacro negli studi contemporanei |





Rudolf Otto (1896-1937), fu tra i primi studiosi della dimensione del "sacro".





Nathan Söderblom (1866-1931), considerò il "sacro" alla base di ogni religione.




Ritratto di Mircea Eliade (1907-1986, particolare di un ritratto pubblicato su un francobollo moldavo).


Marcel Mauss (1872-1950) ed Henri Hubert (1872-1927), autori dell'Essai sur la nature et la fonction du sacrifice (1897),[9] sono tra i primi studiosi ad indagare la dimensione del "sacro" che, a detta di questi, si manifesta nel "sacrificio" il quale, per mezzo della vittima, permette agli esecutori dello stesso, i "sacerdoti", di passare dal piano del "profano" al piano del "sacro".


Nel successivo Saggio su una teoria generale della magia (1902),[10]Marcel Mauss individua nel mana un concetto più generale che comprende sia il sacro che la religione, ma anche la magia.


Émile Durkheim (1858-1917) nell'opera Les Formes élémentaires de la vie religieuse (1912)[11] riprende i lavori di Mauss, ma aggiunge altri strumenti come "rottura di livello" per provocare il passaggio dal profano al sacro. Quindi non solo il "sacrificio" ma anche altri riti cultuali e di iniziazione consentono l'ingresso nel "sacro". Peraltro per Durkheim, il quale basava il suo studio su ricerche etnografiche condotte in Australia, l'esperienza religiosa consente ad un gruppo umano di avere esperienza di sé.


Ma è con Rudolf Otto (1896-1937) che la dimensione del "sacro" acquisisce un peculiare ambito di ricerca. Nella sua opera Das Heilige (1917),[12] Otto analizza l'esperienza umana del "sacro" e la qualifica come terrificante e irrazionale; una esperienza indicata come mysterium tremendum davanti ad una "realtà" a cui viene attribuita una schiacciante superiorità e potenza. Ma anche una realtà dotata di mysterium fascinans in cui può realizzarsi la pienezza dell'essere. Otto identifica queste esperienze come "numinose" (esperienze del divino), di fronte al quale l'uomo si sente annichilito. Esse vengono ritenute al di là dell'umano e persino del cosmico. La peculiarità del "sacro" è, per Otto, riconducibile alla sua impossibilità ad essere spiegato o ricondotto ad un linguaggio pertinente per altri oggetti di ricerca.


Lo storico delle religioni svedese Nathan Söderblom (1866-1931) in The Nature of Revelation (1931)[13] è il primo a coniugare strettamente il termine "sacro" con quello di "religione":






«Sacro è la parola fondamentale in campo religioso; è ancora più importante della nozione di Dio. Una religione può realmente esistere senza una concezione precisa della divinità, ma non esiste alcuna religione reale senza la distinzione tra sacro e profano[14]»



Uno dei primi studiosi della Fenomenologia della religione, Gerardus van der Leeuw (1890-1950), autore di Phanomenologie der Religion, (1933),[15] ribadisce la peculiarità dell'ambito della ricerca fenomenologica della religione individuando i temi ricorrenti nella storia e nelle differenti religioni attraverso il presentarsi di strutture e forme tipiche come riti e credenze. A tal proposito van der Leeuw conia l'espressione di homo religiosus per indicare quell'uomo che ha una condotta specifica in relazione con il "sacro".


Mircea Eliade (1907-1986) in Le Sacré et le profane (1956)[16]), suggerisce al riguardo del "sacro" il termine "ierofania" inteso come "qualcosa di sacro ci si mostra". Per Eliade la storia delle religioni, dalla preistoria ad oggi, è costituita dall'accumularsi di "ierofanie" ovvero dalla manifestazione di realtà "sacre". Il "sacro" non ha nulla a che fare con il nostro mondo, il "profano". Per Eliade tutto il mondo fisico può essere assunto nella cultura, soprattutto arcaica, al rango di sacro. La pietra o l'albero possono essere investiti della potenza del sacro senza perdere le loro caratteristiche fisiche, "profane". Essendo "potenza" per le culture arcaiche il "sacro" assurge a massima realtà e risulta saturo d'essere. Per Eliade il Cosmo desacralizzato, ovvero considerato del tutto privo di quella potenza, è una scoperta recente dell'umanità. L'uomo moderno quindi, per Eliade, ha difficoltà a comprendere il rapporto dell'uomo arcaico con la "sacralità". "Sacro" e "profano" sono due modi di essere completamente diversi. Per l'uomo arcaico, ad esempio, molti atti del tutto fisiologici ("profani") per l'uomo moderno sono investiti di sacralità: l'alimentazione, la sessualità, etc.









«Ogni rito, ogni mito, ogni credenza, ogni figura divina riflette l’esperienza del sacro, e di conseguenza implica le nozioni di essere, di significato, di verità. […] Il “sacro” è insomma un elemento nella struttura della coscienza, e non è uno stadio nella storia della coscienza stessa. Ai livelli più arcaici di cultura vivere da essere umano è in sé e per sé un atto religioso, poiché l’alimentazione, la vita sessuale e il lavoro hanno valore sacrale. In altre parole, essere – o piuttosto divenire – un uomo significa essere “religioso” .»


(Mircea Eliade. Storia delle credenze e delle idee religiose vol. I. Sansoni, 1999, pag.7)

L'uomo che vive l'esperienza del "sacro" viene indicato anche da Eliade come homo religiosus. Mircea Eliade[17], inoltre, rileva come la dimensione del sacro, separato dal profano, abbia diverse analogie con il termine tabú, presente nelle lingue della Polinesia e adottato precedentemente da diversi etnografi[18].


Mircea Eliade sottolinea che la religione non deve essere interpretata solo come «la credenza nella divinità», ma come «esperienza del sacro». Eliade analizza la dialettica del sacro.[19] Il sacro è presentato in relazione al profano.[20] Il rapporto tra il sacro e il profano non è di opposizione, ma di complementarità, come il profano è visto come ierofania.[21]



Note |




  1. ^ Julien Ries. Le vie della semantica storica. In Opera omnia vol.II. Milano, Jaca Book, 2007, pag.28.


  2. ^ Fragments d'un Journal 1945-1969, Parigi, Gallimard 1973, p. 555: tr. it. Giornale, Torino, Boringhieri, 1976.


  3. ^ Così Julien Ries in Saggio di definizione del sacro. Opera Omnia. Vol. II. Milano, Jaca Book, 2007, pag.3: «Sul Lapis Niger, scoperto a Roma nel 1899 vicino al Comitium, 20 metri prima dell'Arco di Trionfo di Settimio Severo, nel luogo che si dice sia la tomba di Romolo, risalente all'epoca dei re, figura la parola sakros: da questa parola deriverà tutta la terminologia relativa alla sfera del sacro.»


  4. ^ Sacro, etimologia


  5. ^ Saggio di definizione del sacro, Op.cit.


  6. ^ Perché si chiama osso sacro


  7. ^ Saggio di definizione del sacro, in Grande dizionario delle Religioni (a cura di P. Poupard). Assisi, Cittadella-Piemme, 1990 pagg. 1847-1856


  8. ^ Saggio di definizione del sacro, Op.cit..


  9. ^ trad. it.: Saggio sul sacrificio Brescia, Morcelliana, 2002.


  10. ^ tr. it. Teoria generale della magia e altri saggi, Torino, Einaudi 1965.


  11. ^ tr. it. Le forme elementari della vita religiosa, Milano, Edizioni di comunità 1971.


  12. ^ Il Sacro, Brescia, Morcelliana, 2011.


  13. ^ New York, Oxford University Press.


  14. ^ J. Hastings. Holiness in Encyclopedia of Religion and Ethics, Vol.VI. Edinburgh, Clark, 1913, pag. 731-41.


  15. ^ tr. it. Fenomenologia della religione, Torino, Boringhieri 1960.


  16. ^ tr. it. Il sacro e il profano, Torino, Bollati Boringhieri 2006. Il libro fu redatto da Eliade in francese ma fu pubblicato per la prima volta nel 1957 in tedesco nella collana Rowohlts Deutsche Enzykläpdie diretta da Ernesto Grassi con il titolo Das Heilige und das Profane.


  17. ^ Mircea Eliade. Trattato di storia delle religioni. Torino, Boringhieri, 1984, pag. 19 e segg.


  18. ^ Ad esempio: James Frazer (1854-1941), Hutton Webster (1875-1955) e Arnold van Gennep (1873-1957).


  19. ^ (en) Thomas J. J. Altizer, Mircea Eliade and the Dialectic of the Sacred, Westminster Press, Philadelphia 1968. ISBN 978-083-7171-96-8


  20. ^ Mircea Eliade, Il sacro e il profano, Bollati Boringhieri, Torino 2006.


  21. ^ (ro) Mircea Itu, Mircea Eliade, Editura Fundaţiei România de Mâine, Bucarest 2006, pagina 35. ISBN 973-725-715-4



Bibliografia |




  • Georges Bataille, Teoria della religione, SE, Milano 1995.


  • Roger Caillois, L'uomo e il sacro, Torino, Bollati Boringhieri, 2001.


  • Alfonso Maria di Nola, Sacro e profano, in Enciclopedia delle religioni, vol. V, pp. 678–710, Firenze, 1973.


  • Mircea Eliade, Il sacro e il profano, Torino, Bollati Boringhieri, 2006.


  • Rudolf Otto, Il sacro. Sull'irrazionale nell'idea del divino e il suo rapporto con il razionale, Brescia, Morcelliana, 2010.


  • Mario Perniola, Più che sacro, più che profano, Milano, Mimesis, 2011, ISBN 978-88-5750-207-6.


  • Julien Ries e Lawrence E. Sullivan (a cura di), Trattato di Antropologia del Sacro, Milano, Jaca Book, 1989-2009 (10 volumi).



Voci correlate |



  • Fenomenologia della religione

  • Storia delle religioni

  • Homo religiosus

  • Sacrificio

  • Credo religioso

  • Ierofania

  • Mana

  • Profano

  • Rito

  • Mircea Eliade



Altri progetti |



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Collegamenti esterni |






  • Sacro, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Modifica su Wikidata


  • (EN) Sacro, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata


  • Il Sacro di Giovanni Filoramo (Enciclopedia delle scienze sociali)

  • Etimologia del termine "sacro", su rivistazetesis.it.

  • (EN) The Sacred and the Profane di Carsten Colpe (Encyclopedia of Religion)

  • (EN) Think without Beliefs Does rational thinking require the adherence to beliefs at all?

  • (EN) Ethics of Belief Classic WK Clifford essay that belief by its nature is unethical, with counterpoint by William James.

  • (FR) Sommes-nous responsables de nos croyances ? par Pascal Engel

  • (DE) Bibliografia sul Sacro




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