Adolfo De Carolis Indice Biografia | Il periodo fiorentino | Arti minori | Il Dopoguerra | Curiosità...


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Autoritratto (1904)


Adolfo De Carolis (Montefiore dell'Aso, 6 gennaio 1874 – Roma, 7 febbraio 1928) è stato un pittore, incisore, illustratore, xilografo e fotografo italiano.


Protagonista dell'arte italiana idealista e simbolista fra Ottocento e Novecento, De Carolis ha influito in modo determinante negli sviluppi formativi del gusto floreale, operando in egual misura anche nei campi dell'illustrazione, della pittura e della fotografia. Mentre è problematica la sua collocazione nel contesto liberty, nel quale viene frequentemente collocato dalla critica. La sua fede artistica nella tradizione rinascimentale ed ermetica viene, infatti, da lui opposta polemicamente contro le bizzarrie organicistiche dell'"arte nuova", come appare in particolare in un articolo sul Leonardo dopo una visita alla Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa Moderna di Torino del 1902. La sua opera esibisce piuttosto un'evoluzione dell'estetica preraffaellita, fortemente condizionata da modelli e stilemi del giapponismo, da un lato, e da un inquieto formalismo di stampo michelangiolesco, dall'altro.


De Carolis ha collaborato con grandi letterati, illustrando con disegni e xilografie opere di Gabriele D'Annunzio e di Giovanni Pascoli, con una maniera grafica inconfondibile, decorativamente organica tanto all'architettura tipografica quanto ai contenuti.




Indice






  • 1 Biografia


  • 2 Il periodo fiorentino


  • 3 Arti minori


  • 4 Il Dopoguerra


  • 5 Curiosità


  • 6 Affreschi


  • 7 Onorificenze


  • 8 Note


  • 9 Bibliografia


  • 10 Voci correlate


  • 11 Altri progetti


  • 12 Collegamenti esterni





Biografia |




Illustrazione per il motto Dant vulnera formam


De Carolis nasce il 6 gennaio 1874 da Gioacchino De Carolis, medico condotto, e da Ester Pompei; a dodici anni viene mandato a frequentare il seminario di Ripatransone (AP), che abbandona nel 1888 per frequentare l'Accademia di Belle Arti di Bologna.
Nel 1892, ottenuto il diploma a Bologna, si reca a Roma per frequentare la scuola di decorazione pittorica del Museo Artistico Industriale. Inizia con il suo maestro il restauro degli appartamenti Borgia in Vaticano e prosegue con la decorazione di Villa Blanc a Roma e di Villa Brancadoro nelle Marche. A Roma conosce il pittore Nino Costa, cominciando a frequentare il cenacolo da lui fondato In arte libertas che proponeva un rinnovamento aristocratico dell'arte attraverso la riscoperta dei grandi del '400 fiorentino, sull'esempio dei Preraffaelliti. Fino al 1901 la sua vena simbolista lo rivolge alla pittura paesaggistica a tempera, ad olio, alla pittura murale decorativa e al design di derivazione Arts and Crafts.


Divenuto membro nel 1896 dell'associazione In Arte Libertas, da questa data crea i noti dipinti di ispirazione preraffaelita La Primavera, esposta all'esposizione universale di Saint Louis, La Donna della fontana, "Il cammino della vita", La Madonnina, vincitrice del concorso Alinari, Il ritratto della moglie Lina, Il concerto.
Nel 1899 viene invitato alla III Esposizione internazionale d'arte di Venezia. Nel 1900, fatta la conoscenza di Giovanni Pascoli, oltre ad occuparsi della decorazione grafica di alcune sue pubblicazioni, cesella per il poeta il pomo d'argento di un bastone che viene donato a Pascoli dagli amici del Marzocco. Riceve inoltre la commissione del conte Forcioli Conti per disegnare il tabernacolo bronzeo del fonte battesimale dove fu battezzato Napoleone, posto nella cattedrale di Santa Maria Assunta ad Ajaccio. Nello stesso anno l'Accademia delle Belle Arti di Perugia lo nomina accademico di merito.



Il periodo fiorentino |




Ex libris per la moglie Lina.


Nel 1901 ottiene un incarico di professore aggiunto alla cattedra di Ornato dell'Accademia di belle arti di Firenze, dove si trasferisce in una casa in riva al Mugnone. Sono gli anni dell'amicizia e del sodalizio artistico con Gabriele d'Annunzio, che in quel tempo soggiorna alla Villa della Capponcina. L'artista a Firenze decora il Villino Puccioni, esegue il "Ritratto di Marianna Fabbri" e partecipa al concorso della Fratelli Alinari per le illustrazioni di una lussuosa riedizione novecentesca della Divina Commedia.


Nel 1902, contro il parere della famiglia, sposa la modella Quintilina Ciucci, detta Lina, nata ad Anticoli Corrado[1]. Il matrimonio è felice e nascono ben cinque figli. Nel 1903 Gabriele d'Annunzio fa da padrino alla primogenita Donella, così battezzata su suo suggerimento. De Carolis le fa costruire una culla con incisioni di versi dannunziani.[2].


Da qui in poi Adolfo De Carolis comincia una vasta produzione artistica unita alla collaborazione e alla creazione di riviste letterarie e artistiche: collabora alle riviste "Leonardo", "Hermes" "Rivista marchigiana illustrata", "Novissima" e altre ancora, frequentando i letterati e i maggiori artisti dell'epoca, come l'antropologo Nello Puccioni e gli scultori Libero Andreotti e Leonardo Bistolfi.




Ritratto Nello Puccioni, 1902 cornice di A. De Carolis, olio di G. Costetti


Nel 1902 esegue il manifesto " Francesca da Rimini " stampato nello Stabilimento cromo-litografico Alessandro Marzi di Roma. Nel 1903 esegue il ritratto della contessa Venturini e illustra con xilografie l'edizione della "Francesca da Rimini " e nel 1904 de La figlia di Iorio di Gabriele D'Annunzio, di cui esegue anche la locandina e cura i bozzetti e i costumi per l'allestimento teatrale. Esegue anche le xilografie dei Primi Poemetti e dei Poemi Conviviali di Giovanni Pascoli.
Nel 1905 allestisce con Galileo Chini, Tommasi, Tofanari e Lolli la Prima Esposizione dell'Arte Toscana. Nello stesso anno esegue i disegni per le edizioni de La fiaccola sotto il moggio e delle "Elegie Romane" di D'Annunzio. Su richiesta del giovane poeta Marino Moretti illustra le raccolte "Fraternità" (1905) e "La serenata delle zanzare" (1908). Affresca a Roma il Villino Regis de Oliveira, in seguito demolito. Dal 1906 al 1912 illustra i 4 volumi delle dannunziane "Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi"




Manifesto per La figlia di Iorio


Tra il 1907 e il 1908 l'artista si dedica alla decorazione del Salone delle Feste del palazzo del Governo di Ascoli Piceno. Per realizzare le sue pitture non vuole alcun compenso e rifiuta tutti gli incarichi offertigli in quel periodo. Con questo gesto e con la sua opera esprime gratitudine all'Amministrazione Provinciale ascolana che gli aveva conferito la borsa di studio del Pio Sodalizio dei Piceni. Questa gli consente di frequentare la Scuola di Decorazione pittorica del Museo artistico industriale di Roma conseguendo, a fine corso, la medaglia d'oro nell'anno 1895. In questi dipinti, considerati dal punto di vista cromatico come il suo capolavoro, l'artista marchigiano celebra la laboriosità del popolo piceno, accostando i temi locali ai miti antichi. Agli stessi anni risale il trittico (che evidenzia il recupero anche di tale struttura propria dell'arte medievale e rinascimentale) raffigurante I Cavalli del Sole, conservato nella Pinacoteca della stessa città, che ripropone le tematiche mitologiche e lo stile dei coevi affreschi ascolani. Nel 1908 l'artista si reca a Loreto per l'inaugurazione della cupola della basilica dipinta da Cesare Maccari; ivi conosce il musicista Giovanni Tebaldini, instaurando una lunga e fruttuosa amicizia.


Nel 1909 lavora ancora per D'Annunzio, di cui è ormai l'illustratore preferito, con l'edizione della tragedia Fedra in stile arcaizzante e simbolista. De Carolis esegue in xilografia tutti i celebri motti dannunziani, brevi frasi create dal poeta a sottolineare particolari eventi vissuti o promossi: opere pregevoli, quanto la serie di ex libris elaborati da De Carolis per famosi personaggi come Eleonora Duse. Su suggerimento dell'amico Gabriele D'Annunzio de Carolis si firma de Karolis in moltissime illustrazioni librarie.


Nel 1911 intraprende la decorazione del Salone del Podestà nel Palazzo del Podestà di Bologna, per la quale aveva vinto il concorso indetto nel 1907: il tema dei Fasti della città di Bologna viene affrontato in sei grandi riquadri storici sulla parete settentrionale, nei peducci con i grandi personaggi bolognesi e e nella decorazione dell'enorme soffitto, dove raffigura Il Mondo antico, Il Cristianesimo, I Comuni e La Rinascita. L'opera colossale impegna l'artista per molti anni, fino alla morte. Verrà completata da collaboratori e allievi, tra i quali il fratello Dante e il genero Diego Pettinelli.


Nell'Esposizione Retrospettiva Italiana e Regionale in Firenze, riceve dalla Camera di Commercio e Arti il Diploma di Medaglia d'oro.
Illustra Odi ed Inni di Pascoli e il III libro delle Laudi di D'Annunzio, L'Alcione.
Nel 1912 illustra sempre per D'Annunzio Le Canzoni delle Gesta d'oltremare, IV libro delle Laudi. Nello stesso anno De Carolis e i suoi allievi creano per l'editore Angelo Fortunato Formiggini le copertine della collana I classici del ridere. Nel 1914 De Carolis realizza per Formiggini anche 41 xilografie per la serie delle carte da gioco italiane.


Fino al 1913 collabora alla rivista "L'Eroica", fondata alla Spezia da Cozzani e Oliva, con i più fedeli degli allievi fiorentini, tra i quali Barbieri, Costetti e Nonni.


Nel 1914 illustra per Pascoli e per Giosuè Carducci la raccolta di tutte le poesie, per i tipi Zanichelli. Nello stesso anno crea la copertina del libretto del film-colossal Cabiria, ideato da d'Annunzio.


Nel 1915 ottiene la cattedra dell'Accademia di Belle Arti di Brera, dove insegna Decorazione; due anni dopo tuttavia si trasferirà a Bologna.


Nel 1916 collabora con la rivista del Touring Club Italiano. Dal 1916 al 1920 lavora a Pisa per decorare l'Aula Magna dell'Università. L'opera, che si incentra sul cd. Trittico galileiano, con le scene della Gloria e Consacrazione di Galileo, andrà perduta a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.


Nel 1918 conosce il pittore marchigiano Bruno da Osimo, che inizia all'arte xilografica. De Carolis continua il sodalizio con D'Annunzio ideando nuovi motti, loghi e le xilografie che illustreranno il famoso Notturno, edito dai Treves e collabora con Guido Marussig e altri famosi pittori ad illustrare il periodico "La trincea" destinato ai soldati al fronte.



Arti minori |


Appassionato cultore di arte popolare, De Carolis si interessa alle opere tessili, alle ceramiche, alle decorazioni lignee tradizionali dei mobili. Nel 1920 promuove l'apertura di "Botteghe d'arte popolare", interessadosi dell'arte "povera" sarda, sicula, abruzzese, ecc. Disegna per le opere teatrali d'Annunzio gli allestimenti delle scene e i costumi di Eleonora Duse. Su commissione crea preziose rilegature di libri, ciondoli in argento con testa di Medusa vasi e per la ditta L.e.p.i.t. una serie di raffinati contenitori in vetro di Murano per profumi "dannunziani" (i nomi evocano l'impresa fiumana: il lauro di Laurana, la rosa degli uscocchi,..).


Su richiesta del titolare della ditta Varnelli, rielabora la figura della Sibilla Appenninica per utilizzarla nell'etichetta dell'omonimo liquore d'erbe.


Nel campo della ceramica, forte dell'esperienza acquisita a Firenze presso la Richard-Ginori e la Cantagalli al tempo della costruzione di Villa Blanc, instaura una fruttuosa collaborazione con la ditta di ceramiche dell'amico marchigiano Giuseppe Matricardi, cui fornisce i disegni per alcuni piatti, decori e servizi da tavola. Nel 1913 disegna anche le decorazioni floreali e le ceramiche che ornano il villino Matricardi di Grottammare.


Nel corso della carriera disegna su commissione studi per banconote, titoli, calendari, manifesti (Il Marzocco 1900, Biennale di Venezia nel 1909, Anniversario della battaglia di Castelfidardo nel 1910, Esposizione internazionale delle industrie e del lavoro di Torino nel 1911, Ramon Escudo), cartoline, etichette e disegni pubblicitari (Città di Rimini, feste della città di Faenza 1908, Esposizione regionale d'arte di Ancona, ditta di aeroplani Ottorino Pomilio). In particolare, nel 1924 partecipa con numerosi altri artisti alla creazione del celebre catalogo Veni vd vici, voluto dall'imprenditore Giuseppe Verzocchi.


Adolfo De Carolis scrive anche numerosi saggi come "L'estetica del paesaggio", pubblicato sul «Leonardo» il 29 marzo 1903, "Arte decorativa moderna", apparso su «Hermes» nell'aprile 1904, "L'Arte popolare italiana", pubblicato su «La Fionda» il 3 ottobre 1920 e un piccolo trattato illustrato del 1924, "La Xilografia", edito da "La Fiamma", Roma. Nel tentativo di riportare in auge la desueta tecnica di incisione su legno, la xilografia, fonda la Corporazione degli Xilografi promossa dalla rivista L'Eroica, divenendone il presidente e promuove l'Esposizione Internazionale della Xilografia a Levanto in Liguria. Numerosi allievi del De Carolis diventano artisti famosi: Domenico Baccarini, Francesco Nonni, Gino Barbieri, Dario Neri, Bruno Marsili, Ferruccio Pasqui, Diego Pettinelli, e Antonello Moroni.



Il Dopoguerra |


Dopo la prima guerra mondiale De Carolis si trasferisce a Roma, dove disegna diplomi e medaglie del Ministero della Guerra. La fama ormai acquisita lo candida nel 1919 a far parte della sottocommissione per la decorazione del Vittoriano e delle commissioni per l'erezione dei monumenti ai caduti nelle città di Osimo e Cortona. Nello stesso anno D'Annunzio gli commissiona il disegno per la medaglia commemorativa dell'impresa di Fiume col motto "Hic manebimus optime". Nel 1920 esegue le illustrazioni per l'"Album della Vittoria" (ed. Alfieri Lacroix) e la xilografia per il libro-ritratto della musicista Luisa Baccara, compagna di D'Annunzio.


Nel 1921 incide per il Centenario Dantesco una piccola xilografia di Dante allo scrittoio, cui seguirà un grande ritratto frontale di Dante che medita sulla Divina Commedia. D'Annunzio interviene per acquistare il ritratto, lo ribattezza "Dante Adriacus" in ricordo dell'impresa fiumana e lo colloca nella biblioteca del Vittoriale. Dal 1921 al 1928 De Carolis lavora alle illustrazioni per la corposa collana dei Poeti Greci tradotti da Ettore Romagnoli per l'editore Zanichelli. L'opera, che vede il ritorno a impostazioni classicheggianti e bidimensionali sarà continuata dopo la sua morte da Alessandro Morani e dal genero Diego Pettinelli.


Dal 1922 si trasferisce all'Accademia di Belle Arti di Roma, dove insegna Scenografia e poi Decorazione. Contemporaneamente procede con l'affresco delle sale del Palazzo della Provincia di Arezzo. Il lavoro sarà portato a termine nel 1924. Negli anni 1924-25 decora, con l'aiuto del genero Pettinelli, la Cappella Votiva dedicata ai Caduti in guerra nella Collegiata di San Ginesio (MC).[3]


Nel 1925 lavora alla basilica di Sant'Antonio di Padova, dove inizia l'opera di decorazione della Cappella di San Francesco. Realizza le due lunette superiori, mentre la parte inferiore della cappella verrà terminata da Ubaldo Oppi con le storie di San Francesco. Nello stesso anno viene nominato "Virtuoso di merito" nell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon.


Nel 1926 affresca il Palazzetto Veneto a Ravenna e abbellisce una piccola edizione dei "Fioretti" di san Francesco di sue xilografie. Nello stesso anno elabora la vetrata con Cristo risorto e il mosaico per la Cappella funeraria di Villa Puccini a Torre del Lago. Nel 1927 la Cosulich Società Triestina di Navigazione gli ordina un quadro per decorare uno dei lussuosi saloni della nuova nave da crociera Saturnia. In quegli anni De Carolis vince il concorso per la decorazione della Basilica di S. Francesco a Ravenna, con una grandiosa esposizione del viaggio di Dante nei tre regni, ma non riuscirà a portare a termine l'opera, che rimarrà allo stato di progetto.


L'artista, dopo una lunga malattia e un viaggio per curarsi all'istituto Pasteur di Parigi, muore di cancro a 54 anni a Roma il 7 febbraio 1928. Viene sepolto con pubbliche esequie al Cimitero del Verano. Nel 1929 l'Accademia nazionale di San Luca, di cui De Carolis era membro, organizza a Roma una grande mostra delle sue opere, inaugurata dal re Vittorio Emanuele III. L'8 settembre 1950 le sue spoglie vengono traslate nella chiesa di San Francesco della natia Montefiore dell'Aso.



Curiosità |


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De Carolis, all'uso rinascimentale, usava ritrarsi nelle vesti di alcuni dei personaggi dipinti: negli affreschi del palazzo del Podestà a Bologna si raffigura nelle vesti di San Petronio, mentre nel Palazzo della Provincia ad Arezzo si ritrae tra i "Grandi" aretini nelle vesti di Margaritone d'Arezzo. Il modello per quasi tutte le figure femminili era invece l'amatissima moglie Lina.


La figlia maggiore di de Carolis nacque a Firenze nel 1903 e fu chiamata Donella Albadora Biancofiore, su suggerimento di Gabriele d'Annunzio. Fu anch'essa un'abile pittrice e xilografa.



Affreschi |



  • Villa Brancadoro (1897 - 1904), San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno);

  • Salone delle Feste (1907 - 1908), Palazzo del Governo, Ascoli Piceno;


  • I Fasti della città di Bologna (1911 - 1928), Palazzo del Podestà, Bologna;


  • Trittico galileiano (1916 - 1920), Università di Pisa;

  • Salone con i Grandi Aretini (1922 - 1923), Palazzo della Provincia, Arezzo;

  • Cappella votiva e crocifisso (1924 - 1925), Collegiata, San Ginesio (Macerata);

  • Volta e lunette nella Cappella di san Francesco (1925), Basilica di sant'Antonio, Padova.



Onorificenze |











Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
«su proposta del Ministro dei Lavori Pubblici»
— Roma[4]
— 23 aprile 1909


Note |




  1. ^ Lina Ciucci fu la prima modella di De Carolis, immortalata dall'artista nella sua prima xilografia mai realizzata e intitolata Il ritratto delle fidanzata (1899); per approfondire l'argomento vedere lo scritto di Silvia Zanini Archiviato il 23 ottobre 2007 in Internet Archive. ospitato nel sito del Comune di Montefiore dell'Aso, scritto nel quale si riscontra tuttavia l'equivoco che le illustrazioni per la Francesca da Rimini dannunziana siano xilografiche, mentre in realtà sono disegni riprodotti col metodo della fotoincisione.


  2. ^ "Adolfo de Carolis e la democrazia del bello". catalogo della mostra.


  3. ^ Nel romanzo Campane a Sangiocondo, la scrittrice Dolores Prato narra della commissione al pittore di questa opera per volere del parroco e della realizzazione stessa. Chiama l'artista con lo pseudonimo "Montefiore", con riferimento al paese d'origine. Scritto nel 1948, dopo una riedizione nel 1963 il romanzo è stato ripubblicato nel 2009 a cura di Noemi Giachery Paolini per Avagliano Editore.


  4. ^ Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia n.96 del 23 aprile 1909.



Bibliografia |




  • Esposizione romana delle opere di Adolfo De Carolis. Prefazione di Angelo Conti. Elenco illustrato delle opere, Roma, Reale Insigne Accademia di S. Luca [Venezia, Regio istituto d'arte], 1929.

  • Italo Cinti, Gli affreschi di Adolfo De Carolis nel salone del podesta a Bologna, in "Il Comune di Bologna", n. 11, 1933.


  • Adolfo De Carolis, Introduzione di Paolo Orano, appendice di Cornelio di Marzio, Roma, Confederazione Fascista dei Professionisti e degli Artisti, 1939.


  • Adolfo De Carolis, a cura di Luigi Dania (parte artistica), Alvaro Valentini (parte letteraria), s.l. [Fermo], Cassa di Risparmio di Fermo, s.a. [1975].

  • Renato Barilli, Bistolfi e De Carolis a Bologna, in Il Liberty a Bologna e nell'Emilia-Romagna. Architettura, arti applicate e grafica, pittura e scultura, Bologna, Grafis, 1977.


  • Adolfo De Carolis, la sintesi immaginaria. Gli affreschi del Salone del Podestà di Bologna, a cura di Franco Solmi, Bologna, Grafis, 1979.

  • "Adolfo de Carolis. Il piacere dell'arte", Simonetta di Pino Giambi, Pitti arte e libri srl 1992.

  • Cristiano Marchegiani, Dalla spiaggia picena al mito. Adolfo De Carolis e la grafica di soggetto marinaro, in Pittori di mare. Il Novecento a S. Benedetto del Tronto. De Carolis, Châtelain, Marchegiani. Vele, barche, uomini della civiltà marinara tra pittori e fotografi d'epoca, a cura di Mario Bucci, catalogo della mostra di San Benedetto del Tronto, 8 agosto - 8 ottobre 1998, Firenze, Alinea, 1998, pp. 50–53.


  • Adolfo De Carolis fotografo, a cura di Andrea Greco, contributi di Luigi Dania et al., Archeoclub d'Italia, Sede di Cupra Marittima, Comune di Prato, Archivio Fotografico Toscano, Mostra tenuta a San Benedetto del Tronto, 8 agosto-10 ottobre 1999, s.n.t. 1999.


  • Adolfo de Carolis e il Liberty nelle Marche, catalogo della mostra di Macerata, a cura di Rossana Bossaglia, Milano, Mazzotta, 1999.

  • Alessia Lenzi, Adolfo De Carolis e il suo mondo (1892-1928). L'arte e la cultura attraverso i carteggi De Carolis, D'Annunzio, Maraini, Ojetti, Anghiari, ITEA, s.a. [1999].

  • Cristiano Marchegiani, "Qualche cosa d'inesplicabile". Il paesaggio e la sua anima nelle pagine di De Carolis, introduzione a Adolfo De Carolis, Il Mare Piceno. Scritti letterari ed estetici, a cura di Cristiano Marchegiani, Ancona, Il lavoro editoriale, 1999 ("genius loci. Classici dell'identità marchigiana"), pp. 5–18.


  • Adolfo de Carolis. Con gli occhi del mito, catalogo della mostra di Ascoli Piceno-Montefiore dell'Aso, a cura di Adele Anna Amadio e Stefano Papetti, Acquaviva Picena, Fast Edit, 2001.


  • Le ville del Piceno. Architettura, giardini, paesaggio, a cura di Fabio Mariano e Stefano Papetti, Cinisello Balsamo, Amilcare Pizzi Editore, 2001, pp. 157 - 159.

  • Silvia Zanini, Adolfo De Carolis e la xilografia. Uno studio sulla decorazione del libro tra Otto e Novecento, Roma, Giroal, 2003.


  • Amor di terra natia. 6 gennaio 1874-2004, Atti della giornata di studio Adolfo De Carolis: un artista poliedrico, a cura di Tiziana Maffei e Antonella Nonnis, coordinamento Progetto Zenone, Montefiore dell'Aso, Sala De Carolis, 6 gennaio 2004, [Acquaviva Picena, Fast Edit, 2005,]


  • La raccolta Adolfo De Carolis a Montefiore dell'Aso, a cura di Tiziana Maffei, Antonella Nonnis, Progetto Zenone, 2005 ("Guide Musei Piceni").

  • Cristiano Marchegiani, Per il paesaggio e l'arte popolare. Prose, articoli, appelli di Adolfo De Carolis contro la "distruzione della bellezza", in Amor di terra natia. 6 gennaio 1874-2004, Atti della giornata di studio Adolfo De Carolis: un artista poliedrico, a cura di Progetto Zenone, Montefiore dell'Aso, Sala De Carolis, 6 gennaio 2004, [Acquaviva Picena, Fast Edit, 2005,] pp. 97–111. Testo


  • Adolfo De Carolis e la democrazia del bello, catalogo della mostra, Polo Museale di Montefiore dell'Aso, 13 dicembre 2008-3 maggio 2009, a cura di Tiziana Maffei, Ascoli Piceno, Edizione Librati, 2009.



Voci correlate |



  • Palazzo del Governo (Ascoli Piceno)

  • La Sibilla Appenninica

  • Motti dannunziani

  • Art Nouveau

  • Ettore Cozzani

  • Anticoli Corrado

  • L'Eroica (periodico)

  • Xilografia

  • Amaro Sibilla



Altri progetti |



Altri progetti


  • Wikimedia Commons



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Collegamenti esterni |



  • La pagina dell'artista ospitata dal comune di Montefiore dell'Aso, su comune.montefioredellaso.ap.it. URL consultato il 27 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2009).

  • La pagina dell'artista ospitata dalla regione Marche, su cultura.marche.it.


  • Sezione dedicata al Museo Adolfo De Carolis all'interno del portale MuseiPiceni.it


  • Adolfo De Carolis e la democrazia del bello Amministrazione Comunale di Montefiore dell'Aso

  • Maraini Antonio, Adolfo De Carolis silografo, in «DEDALO», 1921-1922. Anno II, vol. II, pp. 333-351, su velasquez.sns.it.


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