Presidenza di Zachary Taylor Indice Elezioni presidenziali del 1848 | Transizione e inaugurazione |...
Storia degli Stati Uniti d'America (1849-1865)Presidenza di Zachary Taylor
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Presidenza Zachary Taylor | |
---|---|
Dagherrotipo del presidente Taylor in divisa militare. | |
Stato | Stati Uniti |
Capo del governo | Zachary Taylor (Partito Whig) |
Giuramento | 4 marzo 1849 |
Governo successivo | 9 luglio 1850 |
Presidenza Polk Presidenza Fillmore |
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«Quando il comitato elettorale che aveva deciso di presentare la sua candidatura gli fece avere per posta la proposta, il generale rifiutò di ricevere la lettera perché era tassata e lui avrebbe dovuto sborsare 10 cent per poterla leggere. Non aveva mai avuto ambizioni politiche ed era stato scelto per la sua popolarità. "Old Zach" colpì la fantasia della gente per il suo modo trasandato di vestire: i calzoni con le grinze e la giacca sbrindellata. Sta di fatto che lanciò addirittura una moda, facendo disperare i sarti[1].» |
La presidenza di Zachary Taylor ebbe inizio il 4 marzo del 1849 con il discorso d'inaugurazione e relativo insediamento del presidente degli Stati Uniti d'America, per poi concludersi prematuramente il 9 di luglio dell'anno successivo. Fu il 12º presidente degli Stati Uniti d'America e uno di quelli che rimase in carica per il periodo più breve di tempo, dopo la presidenza di William Henry Harrison (31 giorni) e la presidenza di James A. Garfield (200 giorni).
Prima di assumere l'ufficio era stato maggior generale dell'United States Army. Il Partito Whig dovette faticare non poco per cercare di convincere il riluttante Taylor a guidare il suo "Ticket" nelle elezioni presidenziali del 1848, ma alla fine l'ebbero vinta nonostante le sue convinzioni politiche assai poco chiare e la quasi completa mancanza di interesse nei confronti della politica attiva.
Alla Convention nazionale del Partito tenutasi a Filadelfia il 7 di giugno Taylor sconfiggerà sia Winfield Scott che l'ex senatore Henry Clay, guadagnandosi così la Nomination. Vincerà la sfida elettorale ponendo al proprio fianco l'esponente newyorkese Millard Fillmore e riuscendo a battere i candidati sia del Partito Democratico Lewis Cass e William Orlando Butler nonché un terzo raggruppamento guidato dall'ex presidente Martin Van Buren e Charles Francis Adams, Sr. del Free Soil Party . Taylor divenne il primo candidato ad ottenere un pieno successo senza aver mai avuto in precedenza un qualsiasi altro ufficio o incarico governativo.
Come presidente mantenne le distanze sia dal Congresso che dal proprio stesso gabinetto, anche se le tensioni partigiane minacciavano già di dividere gravemente e in modo definitivo l'Unione. Il dibattito sullo status da dare alla Cessione messicana (se territorio libero o includente la possibilità della schiavitù negli Stati Uniti d'America) dominerà l'intera agenda programmatica e portò a minacce sempre meno velate di secessione da parte dei Sudisti.
Nonostante fosse un meridionale originario della Louisiana (1° e unico proveniente da questo Stato)[2] e per di più uno schiavista Taylor però non spingerà in direzione dell'espansione della schiavitù negli Stati Uniti d'America occidentali né tantomeno cercò mai di favorirla, cercò invece di raggiungere l'armonia regionale e questa rimarrà la questione al di sopra di ogni altra preoccupazione.
Per evitare il problema costituito dallo schiavismo esortò i coloni nel Nuovo Messico e in California a scavalcare la prima fase territoriale - com'era nella prassi - e preparare al più presto le nuove costituzioni statali necessarie per l'ammissione all'Unione, ponendo le basi per il Compromesso del 1850.
Morirà del tutto improvvisamente a causa di una congestione legata allo stomaco all'età di 65 anni (bevve un bicchere di latte ghiacciato accompagnandolo con delle ciliegie, ma inizialmene si suppose per il colera che allora imperversava su Washington), con la sua amministrazione che era riuscita a compiere ben poco a parte la ratifica del Trattato Clayton-Bulwer con il Regno Unito per l'accesso congiunto al Canale del Nicaragua. Il Vicepresidente Fillmore servirà al suo posto per il resto del mandato dando così inizio alla presidenza di Millard Fillmore.
Gli studiosi specializzati nella classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America hanno generalmente valutato questa presidenza nel gruppo inferiore dei presidenti, ciò dovuto in gran parte al fatto rappresentato dal breve periodo di assunzione della carica (16 mesi) - per cui non ebbe materialmente il tempo di far granché - ed è stato definito come "un presidente che si può tranquillamente dimenticare piuttosto che considerarlo un completo fallimento"[3].
Indice
1 Elezioni presidenziali del 1848
2 Transizione e inaugurazione
3 Amministrazione
3.1 Gabinetto ministeriale
3.2 Nomine giuridiche
4 Crisi settarie
5 Politica estera
6 Tentativi di compromesso e ultimo periodo
7 Morte e successione
7.1 Teoria dell'omicidio
8 Reputazione storica e commemorazioni
9 Note
10 Bibliografia
10.1 Storiografia politica
10.2 Altre letture
11 Voci correlate
12 Collegamenti esterni
Elezioni presidenziali del 1848 |
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Nella sua qualità di ufficiale di carriera Taylor non aveva mai rivelato pubblicamente le proprie convinzioni politiche prima del 1848 né tantomeno si era mai preso la briga di votare[4]. Pensò sempre a se stesso come a un'Indipendente non affiliato, credendo però ad un solido e sano sistema bancario per il paese ed essendo convinto che la presidenza di Andrew Jackson che l'aveva da poco preceduto non avrebbe dovuto permettere alla Seconda banca degli Stati Uniti di crollare nel 1836, con la conseguenza di provocare il grande "panico del 1837"[4].
Credette inoltre che non fosse possibile né praticabile parlare di espansione della schiavitù nelle aree del West poiché concluse che né il cotone né lo zucchero (entrambi prodotti in gran quantità grazie al sistema schiavista meridionale) potevano essere facilmente coltivati attraverso un'economia di piantagione solamente in quelle regioni[4].
Fu anche un deciso fautore del nazionalismo e, a causa dell'esperienza fatta in guerra ed aver veduto molte persone morire, credette che la minaccia secessionista non fosse in alcun modo una buona idea per tentare di voler risolvere i problemi settari e regionalistici degli Stati. Taylor, sebbene non fosse d'accordo con la posizione politico-economica favorevole alle tariffe protettive e con i costosi progetti di miglioramento e manutenzione negli affari sociali interni, si allineò alle politiche governative Whig[4].
Secondo la piattaforma programmatica Whig il presidente non avrebbe dovuto essere in grado di porre il veto ad una legge a meno che questa non di dimostrasse palesemente contraria allo spirito della Costituzione degli Stati Uniti d'America, l'amministrazione non avrebbe dovuto in alcuna maniera interferire con i lavori congressuali ai quali si garantiva la piena autonomia, infine il potere del processo decisionale collettivo - così come lo stesso governo - avrebbero dovuto mantenere una propra forza intrinseca[4].
Già ben prima della vittoria statunitense nella battaglia di Buena Vista (1847) cominciarono a formarsi svariati club e associazioni che sostennero Taylor come candidato presidenziale; i suoi supporter saranno attinti da un assortimento insolitamente ampio di gruppi politici, tra cui Whig e Democratici, Nordisti e Sudisti, alleati e oppositori di leader nazionali come Henry Clay e James Knox Polk.
Verso la fine del 1846 l'opposizione del designato ad entrare in campo per impegnarsi nella battaglia politica comincerà a scemare diventando contemporaneamente chiaro che i suoi principi assomigliavano sempre più strettamente a quelli propugnati dall'ortodossia Whig; ribadirà tuttavia più volte che avrebbe accettato la candidatura solo come personalità nazionale indipendente. Non olle in alcun caso compromettersi con il lealismo partigiano[5]. Arriverà a dichiarare, con l'avvicinarsi della Convention che, pur essendo sempre stato - almeno in linea di principio - un Whig egli continuava a considerarsi un prosecutore della democrazia Jeffersoniana[4] inaugurata per l'appunto dalla presidenza di Thomas Jefferson.
Molti meridionali credettero che Taylor sostenesse l'istituto della schiavitù negli Stati Uniti d'America e soprattutto la sua espansione attraverso la cessione messicana, il nuovo territorio conquistato al termine della guerra Messico-Stati Uniti; ma alcuni si risentirono assai quando Taylor suggerirà che se fosse risultato eletto non avrebbe posto il veto all'emendamento Wilmot il quale si schierava apertamente contro la possibilità di espandere la pratica schiavista nel West[4].
Questa sua posizione però non riuscirà granché a rafforzare il sostegno nei suoi confronti da parte degli attivisti Nordisti fautori dell'abolizionismo negli Stati Uniti d'America in quanto avrebbero voluto che Taylor esprimesse con maggiore decisione ed alzasse ancor più la voce a supporto del progetto anti-schiavitù e non semplicemente non mettendogli il veto[4]. La maggior parte degli abolizionisti degli Stati del Nord non lo sostenne pienamente, dal momento che si trovava ad essere egli stesso un proprietario di schiavi[4].
Molti meridionali sapevano inoltre che Taylor sosteneva anche i diritti d'autonomia degli Stati federati degli Stati Uniti d'America e che si opponeva sia alla tariffe protettive propugnate dal Nord che alle spese federali volte a finanziare con fondi federali miglioramenti interni localistici. I Whig speravano invece di mettere al primo posto le prerogative dell'Unione[4].
Alla Convention nazionale che si terrà a Filadelfia il 7 di giugno Taylor sconfiggerà i diretti concorrenti H. Clay e Winfield Scott ricevendo così la Nomination già al 3° ballottaggio; per la carica di Vice gli verrà affiancato Millard Fillmore, un noto Whig dello Stato di New York che aveva già presieduto l'"United States House Committee on Ways and Means" e che era stato candidato alla Vicepresidenza nelle elezioni presidenziali del 1844[6].
Tale scelta sarà in gran parte un tentativo di riconciliazione con i Whig del Nord, resi furiosi per la nomina di un meridionale schiavista; alla fine tutte le fazioni e diverse correnti politiche del Partito rimasero altamente insoddisfatte nei riguardi del "Ticket presidenziale"[7]. Taylor continuerà a minimizzare il suo ruolo attivo nella campagna elettorale, preferendo non incontrare direttamente i possibili elettori né avviare dibattiti per quel che concerneva le sue opinioni politiche personali[8].
L'intera campagna verrà abilmente diretta dal senatore del Kentucky John Jordan Crittenden, amico intimo e suo primo sostenitore politico, sarà inoltre - anche se tardivamente - supportata dal senatore Daniel Webster del Massachusetts[9]. Taylor finirà col battere il candidato ufficiale del Partito Democratico Lewis Cass e l'ex presidente Martin Van Buren proposto dal Free Soil Party, giungendo a conquistare 163 dei 290 grandi elettori disponibili.
Nel voto popolare invece raggranellò invece il 47,3%, a fronte del 42,5% andato a Cass e del 10,1% di Van Buren. Taylor sarebbe stato l'ultimo esponente Whig ad essere eletto presidente e l'ultima persona vincente al di fuori degli schieramenti Democratico e Repubblicano, così come l'ultimo meridionale fino alla vittoria di Thomas Woodrow Wilson alle elezioni presidenziali del 1912.
Taylor non fu l'ultimo Whig in assoluto a servire come presidente, né fu l'ultimo meridionale prima di Woodrow Wilson; gli succederà difatti in carica Fillmore, che era anch'egli membro del Partito Whig. Andrew Johnson, un meridionale del Tennessee, sarà presidente dal 1865 al 1869 subentrando alla presidenza di Abraham Lincoln interrottasi tragicamente con l'assassinio del presidente; tuttavia né Fillmore né Johnson furono mai eletti direttamente dal popolo.
Il neo-presidente ignorerà molto semplicemente la piattaforma Whig, come spiega lo storico Michael F. Holt:
«Taylor era ugualmente indifferente ai programmi che gli Whig aveva considerato a lungo come vitali. Pubblicamente, era artisticamente ambiguo, rifiutandosi di rispondere alle domande sulle sue opinioni in materia bancaria, tariffaria e sui miglioramenti interni; in privato però era invece più schietto. Commenterà che l'idea di una banca nazionale "è morta e non verrà ripristinata ai miei tempi"; mentre in futuro la tariffa "sarà aumentata solo per le entrate". In altre parole le speranze Whig di ripristinare la tariffa protettiva del 1842 furono vane. Non si sarebbero mai messi a disposizione i fondi federali in eccedenza provenienti dalle vendite di terreni pubblici con l'intento di ridistribuirli agli Stati e i miglioramenti interni "continueranno nonostante i veti presidenziali". In poche parole Taylor ha pronunciato un epitaffio storico per l'intero programma economico Whig[10].» |
Transizione e inaugurazione |
Come presidente eletto degli Stati Uniti d'America Taylor mantenne le distanze da Washington, non rinunziando al comando della propria divisione (unità militare) occidentale fino alla fine di gennaio. Trascorse i mesi successivi alle elezioni formulando le sue selezioni per le prossime nomine di gabinetto; si mantenne libero dalle imposizioni di Partito e silenzioso nei riguardi delle decisioni adottate, creando una situazione di completa frustrazione tra i suoi colleghi Whig[11].
Anche se disprezzava altamente la pratica del clientelismo e i relativi giochi politici, dovette sopportare una raffica di candidature da parte di coloro che cercavano una posizione sicura come impiegati all'interno degli uffici federali e che desideravano svolgere un ruolo di rilievo nella sua amministrazione[11].
Il neo-presidente iniziò il suo viaggio in direzione della capitale verso la fine di gennaio; un tragitto rivelatosi ben presto pieno di matempo, ritardi, infortuni, malori e finanche un tentativo di "rapimento benevolo" da parte di un amico di famiglia. Giunto finalmente il 24 di febbraio incontrò presto il presidente uscente James Knox Polk[12], già gravemente debilitato; egli mantenne una bassa opinione di Taylor, ritenendolo privatamente senza alcuna esperienza politica e totalmente inadeguato, incompetente non qualifato per ricoprire il ruolo che gli era stato assegnato[13].
Trascorse la settimana seguente ad incontrare i massimi leader politici, alcuni dei quali rimasero assai negativamente impressionati dal suo aspetto e comportamento. Nelle rimanenti 2 settimane che lo separarono dalla cerimonia inaugurale d'insediamento del presidente degli Stati Uniti d'America ebbe modo d'incontrarsi con Calyton e concludere frettolosamente le nomine[14].
Il mandato avrebbe dovuto iniziare domenica 4 di marzo ma egli, rifiutandosi di fare un giuramento solenne nel giorno sacro del riposo per la cristianità, fece rimandare tutto alla giornata seguente. Il folklore popolare sostiene che David Rice Atchison, nella sua qualità di presidente pro tempore del Senato degli Stati Uniti d'America, sia così - seppur inconsapevolmente - salito alla carica presidenziale per un giorno, ma nessuna delle principali fonti accetta questo punto di vista[15].
Il discorso inaugurale si basò nell'affrontare i numerosi compiti che la nazione si sarebbe di lì a poco dovuta attendere, ma si presentò con uno stile di deferenza verso il Congresso e la politica del compromesso invece di esprimere azioni esecutive assertive[16].
Sottolineò anche l'estrema importanza data dal fatto di seguire il precedente rappresentato dalla presidenza di George Washington, una metodologia cioè estremamente neutrale in politica estera e il più imparziale possibile negli affari interni con l'intento esplicito di evitare alleanze di parte che limitassero l'autonomia dei movimenti[17].
Nel periodo immediatamente successivo Taylor trovò anche il tempo d'incontrare gli innumerevoli postulanti a caccia d'impiego ed altri cittadini comuni che desideravano la sua attenzione. Partecipò anche ad un insolito numero di funerali, compresi quelli dell'ex presidente Polk e di Dolley Payne Todd Madison, ex First lady degli Stati Uniti d'America durante la presidenza di James Madison.
Secondo l'autore J. Eisenhower il presidente coniò per la prima volta il termine "First lady" proprio nel corso dell'elogio funebre svolto per la vedova di James Madison[18].
Durante l'estate del 1849 visitò gli Stati Uniti d'America nord-orientali per potersi familiarizzare con una regione che fino ad allora conosceva ben poco; trascorse gran parte del viaggio afflitto da svariati disturbi gastrointestinali e tornò a Washington entro settembre[19].
- Partiti politici
Whig
Dipartimento/ Funzione | Foto | Nome | Data |
---|---|---|---|
Presidente | | Zachary Taylor | 1849 - 1850 |
Vicepresidente | | Millard Fillmore | 1849 - 1850 |
Segretario di Stato | | John Middleton Clayton | 1849 - 1850 |
Segretario al Tesoro | | William M. Meredith | 1849 - 1850 |
Segretario alla Guerra | | George Walker Crawford | 1849 - 1850 |
Procuratore generale | | Reverdy Johnson | 1849 - 1850 |
Direttore generale delle poste | | Jacob Collamer | 1849 - 1850 |
Segretario alla Marina | | William Ballard Preston | 1849 - 1850 |
Segretario degli Interni | | Thomas Ewing | 1849 - 1850 |
Amministrazione |
Gli eventi salienti della presidenza Taylor saranno:
- 1849
- la prosecuzione della guerra cayuse iniziata nel 1847;
- la prosecuzione della Corsa all'oro californiana esplosa nel 1848;
- la morte di James Knox Polk;
- il completamento e l'inaugurazione del primo segmento della Pennsylvania Railroad, con l'apertura della tratta ferroviaria da Lewistown (Pennsylvania) a Harrisburg;
- la morte di Edgar Allan Poe;
- la proposta da parte dei seguaci della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni di costituire in pieno West il cosiddetto Stato di Deseret;
- la fondazione di Pfizer, che diverrà la più grande società del mondo operante nel settore della ricerca, della produzione e della distribuzione commerciale del farmaco;
- 1850
- la prima presentazione al Congresso da parte di Henry Clay del disegno di legge che poco dopo diventerà il Compromesso del 1850;
- la fondazione dell'Università dello Utah;
- la pubblicazione de La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne;
- la fondazione dell'American Express;
- la morte di John Calhoun;
- il Censimento degli Stati Uniti d'America del 1850 in cui l'11.2% dell'intera popolazione viene classificata come "negro" o meticcio;
- la fondazione di Lehman Brothers;
- la fondazione della Pinkerton National Detective Agency;
- la fondazione dell'Università di Dayton;
- la fondazione dell'Università di Rochester.
Gabinetto ministeriale |
Sebbene non avesse intenzione di nominare alcun Democratico, Taylor tentò di far sì che il proprio gabinetto riflettesse i diversi interessi della nazione, pertanto ripartì i posti disponibili in una maniera rigorosamente geografica; evitò anche di scegliere i Whig maggiormente prominenti e così facendo scartò sul nascere la controproposta di nominare Henry Clay.
Vide invece John Jordan Crittenden come una pietra angolare della sua amministrazione, offrendogli la posizione cruciale di Segretario di Stato; ma questi insistette invece per poter continuare a servire in qualità di governatore del Kentucky a cui era appena stato eletto. Il presidente diresse allora la sua attenzione su John Middleton Clayton del Delaware, uno stretto collaboratore dello stesso Crittenden[11].
Con il suo aiuto attivo scelse poi i 6 membri rimanenti. Una delle prime azioni del Congresso entrante sarebbe stata quella d'istituire il nuovo Dipartimento degli Interni, quindi a Segretario degli Interni nominò Thomas Ewing (padre adottivo del futuro generale unionista William Tecumseh Sherman) il quale in precedenza aveva ricoperto gli incarichi di senatore dell'Ohio e Segretario al Tesoro nel corso della brevissima presidenza di William Henry Harrison.
Come Direttore generale delle poste, che fungeva anche da centro di patronaggio e raccomandazione, Taylor scelse il membro del Congresso Jacob Collamer del Vermont. Dopo il rifiuto di Horace Binney al posto di Segretario al Tesoro il presidente optò per un altro importante uomo di Filadelfia, William M. Meredith.
George Walker Crawford, ex governatore della Georgia, accettò la posizione di Segretario alla Guerra, mentre il deputato William Ballard Preston della Virginia divenne Segretario alla Marina. Il senatore Reverdy Johnson del Maryland accolse la posizione di Procuratore generale, divenendo fin da subito uno dei membri più influenti del nuovo Gabinetto[20].
Il Vicepresidente Millard Fillmore non fu mai in buoni rapporti con Taylor tanto che rimase in gran parte emarginato per tutta la durata della presidenza[21].
Nomine giuridiche |
Il presidente non ebbe il tempo materiale per effettuare alcuna nomina per la Corte suprema degli Stati Uniti d'America, mentre sceglierà 4 giudici per le corti distrettuali federali[22].
# | Nome | Corte | Nomina | Conferma | Inizio servizio attivo | Termine servizio attivo |
---|---|---|---|---|---|---|
1 | John Gayle | Alabama Settentrionale Alabama Centrale Alabama Meridionale | 12 marzo 1849 | 13 marzo 1849 | 13 marzo 1849 | 21 luglio 1859 |
2 | Henry Boyce | Louisiana Occidentale | 21 dicembre 1849 | 2 agosto 1850 | 9 maggio 1849[23] | 19 febbraio 1861 |
3 | Daniel Ringo | Arkansas | 21 dicembre 1849 | 10 giugno 1850 | 5 novembre 1849[24] | 5 marzo 1851[25] |
4 | Thomas Drummond | Illinois | 31 gennaio 1850 | 9 febbraio 1850 | 19 febbraio 1850 | 13 febbraio 1855[26] |
Crisi settarie |
«Taylor era uomo di poche idee e non certo dotato di grande duttilità. Il suo predecessore lo aveva giudicato "privo di preparazione politica e senza esperienza della vita non militare"; i sudisti s'illusero di trovare in lui, meridionale e proprietario di schiavi, un difensore delle loro tesi: era in realtà risolutamente unionista e fortemente influenzato dalle correnti settentrionali[27].» |
Non appena Taylor assunse le proprie nuove funzioni l'assemblea congressuale iniziò ad affrontare tutta una serie di questioni relative alla Cessione messicana, incamerata a seguito della vittoria militare nella guerra Messico-Stati Uniti voluta dalla precedente presidenza di James Knox Polk e suddivisa inizialmente in distretti controllati direttamente dalle forze armate.
Fin dall'inizio non risultò affatto chiaro quali di essi avrebbero dovuto essere stabiliti come parte integrante degli Stati federati e quali invece sarebbero divenuti dei semplici territori; il tutto mentre le problema inerente gli Stati schiavisti minacciava di spaccare in due l'intero parlamento e le stesse compagini partitiche.
Molti del Sud inoltre si stavano sempre più decisamente arrabbiando a causa dell'aiuto esplicito che i Nordisti stavano dando agli schiavi fuggiaschi, soprattutto attraverso la Underground Railroad[28].
Seppur fosse egli stesso un proprietario di schiavi il presidente credette che l'istituto schiavista risultasse economicamente non fattibile nelle nuove regioni del West e seguendo una tal convinzione si oppose all'espansione della schiavitù in quei territori in quanto inutile fonte di controversie[29].
Il suo obiettivo principale rimase sempre quello della pace interregionale, donando la sicurezza del mantenimento dell'Unione tramite la promulgazione di un qualche tipo di compromesso legislativo[30].
Mentre la minaccia di un eventuale secessione meridionale era in costante crescita si schierò sempre più apertamente con le posizioni Nordiste dei fautori dell'abolizionismo negli Stati Uniti d'America, come quelle del senatore dello Stato di New York William H. Seward[31].
Giungerà addirittura a suggerire che avrebbe controfirmato l'emendamento proposto da David Wilmot il quale avrebbe condizionato fortemente il proseguimento della pratica schiavista nei territori federali, vietandola di fatto in ogni acquisizione e/o annessione futura. Se appena un tale disegno di legge avesse raggiunto la sua scrivania - assicurò - lo avrebbe fatto[32].
Secondo il presidente il modo migliore per procedere sarebbe dovuto essere quello di ammettere immediatamente la California come Stato piuttosto che come territorio federale, poiché avrebbe lasciato la questione della schiavitù fuori dalle mani del Congresso. Il tempismo parve svolgersi a favore di Taylor in quanto la grande corsa all'oro californiana si trovava in pieno svolgimento al momento della sua inaugurazione e con la conseguenza diretta che la popolazione di quell'area affacciata sull'Oceano Pacifico stava letteralmente esplodendo[33].
L'amministrazione vi inviò il rappresentante Thomas Butler King per testare la situazione e l'atmosfera venutasi a creare oltre che per difendere il progetto della costituzione a Stato dell'intero territorio, ben sapendo che i californiani avrebbero di certo fatto approvare una carta costituzionale anti-schiavista. King venne così a conoscenza che un congresso costituzionale era già in corso; nell'ottobre del 1849 questo accolse all'unanimità la proposta di aderire all'Unione e nel contempo di vietare la schiavitù all'interno dei loro confini territoriali[34].
Al momento la questione dei confini tra il territorio del Nuovo Messico e il neonato Stato del Texas si rivelò essere invece molto instabile e non definita. Il territorio da poco conquistato a spese del Messico si trovava difatti sottoposto alla giurisdizione federale, malgrado ciò i texani rivendicarono una parte cospicua di terra a Nord di Santa Fe (Nuovo Messico); furono ben decisi ad includerla entro i propri confini nonostante non vi avessero alcuna presenza significativa[35].
Taylor si schierò con le richieste degli abitanti del Nuovo Messico, inizialmente spingendo per mantenere l'area in qualità di territorio federale, ma alla fine sostenne la sua costituzione in Stato nel tentativo di ridurre ulteriormente il dibattito tra schiavisti e anti-schiavisti al Congresso. L'amministrazione statale texana, guidata dal 3º governatore del Texas Peter Hansborough Bell cercò di accelerare l'azione militare in difesa del territorio contro il governo federale, ma senza grandi successi[36].
Gli abitanti dell'oramai prossimo territorio dello Utah, appartenenti in larga parte alla Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, avevano invece istituito - seppur in forma largamente provvisoria - il cosiddetto Stato di Deseret, un'enorme striscia di terra libera che aveva però assai poche speranze di venire riconosciuta come legittima dall'assemblea congressuale.
L'amministrazione considerò anche l'opzione di una sua integrazione nei territori californiani almeno già in parte stabilizzati, ma alla fine preferì organizzare autonomamente la regione; per alleviare le preoccupazioni della popolazione mormone nei riguardi della libertà religiosa il presidente promise che essi avrebbero goduto di una relativa indipendenza pur rimanendo in un ambito di territorio federale[37].
Taylor inviò il suo unico Discorso sullo stato dell'Unione a dicembre. Ricapitolò gli eventi internazionali e suggerì diversi aggiustamenti alla politica economica tariffaria e alla sua migliore organizzazione esecutiva; ma tali questioni furono del tutto oscurate dalla grave crisi tra fazioni regionalistiche e correnti politiche che animava stabilmente l'assemblea congressuale[38].
Riferì sulle domande inerenti la loro costituzione in Stati della California e del Nuovo Messico, non mancando di raccomandare che i progetti relativi venissero fatti approvare così com'erano stati scritti in quanto si doveva "in tutti modi cercare di astenersi dall'introdurre quegli argomenti che avrebbero potuto eccitare le divisioni interne"[39].
Il rapporto si rivelò prosaico e del tutto privo di emozioni, ma si concluse con una dura condanna nei confronti di chi paventava l'ipotesi di una secessione; l'avvertimento non ebbe però alcun effetto sui legislatori Sudisti i quali videro la proposta di ammettere ben due Stati che si sarebbero dichiarati liberi come un'autentica minaccia esistenziale. Il Congresso nel frattempo rimase completamente in stallo, bloccato dai fronti direttamente contrapposti[40].
Politica estera |
Il presidente e il suo Segretario di Stato John Middleton Clayton mancarono entrambi di esperienza diplomatica ed entrarono in carica in un periodo relativamente tranquillo nella politica internazionale americana. Il loro nazionalismo condiviso permise a Taylor di trasferire a Clayton le maggiori questioni inerenti la politica estera con una supervisione minima, sebbene non fosse stata stabilita una posizione chiara e coerente sotto la loro amministrazione[41].
Come oppositori dell'ordine autocratico europeo essi sostennero a gran voce i liberali tedeschi nel corso della primavera dei popoli - appoggiando soprattutto la rivoluzione ungherese del 1848 - sebbene offrissero ben poco aiuto concreto[42]. Quello che venne percepito come un insulto dal ministro francese Guillaume Tell Poussin portò quasi alla rottura delle relazioni diplomatiche finché lo stesso Poussin sarà sostituito ed una disputa di riparazione e restituzione monetaria con l'impero portoghese portò a scagliare reciprocamente parole dure[43].
Con uno sforzo più positivo l'amministrazione organizzò due navi per assistere nella ricerca intrapresa dal Regno Unito di una squadra di esploratori britannici guidata da John Franklin, che si era perduto nel circolo polare artico[44]. Mentre i precedenti programmi Whig non avevano fatto altro che enfatizzare il commercio in direzione dell'area dell'Oceano Pacifico come un imperativo economico il governo Taylor non prenderà mai alcuna iniziativa importante di avvicinamento all'Estremo Oriente[45].
Per tutto il biennio 1849-1850 si svilupperanno varie contese con Narciso López, il radicale venezuelano che guiderà ripetute spedizioni di filibusta nel tentativo di togliere all'impero spagnolo la capitaneria generale di Cuba. L'ipotesi di annettere l'intera isola cubana sarà oggetto di fascinazione tra molti Sudisti, che videro a Cuba un potenziale nuovo Stato schiavista; lo stesso López aveva molti importanti sostenitori nel Sud[46].
Il generale sudamericano farà offerte generose ai leader militari americani per sostenerlo, ma Taylor e Clayton videro l'impresa come intrinsecamente illegale; emetteranno pertanto un ordine di blocco vero qualsiasi forma di collaborazione e, successivamente, autorizzeranno un arresto di massa dei suoi miliziani; nonostante ciò l'intero gruppo riconducibile a López sarebbe stato alla fine assolto da tutti gli addebiti[47].
Si dovette anche affrontare a viso aperto il governo spagnolo, che aveva fatto arrestare diversi americani con l'accusa di pirateria, sebbene li abbiano poco dopo riconsegnati con l'imperativo di continuare a mantenere buoni rapporti e relazioni bilaterali economico-commerciali con gli Stati Uniti[48].
Il compimento definitivo dell'amministrazione Taylor in politica estera sarà il trattato Clayton-Bulwer del 1850, riguardante la proposta di aprire un canale inter-oceanico attraverso l'America Centrale (il futuro Canale del Nicaragua). Mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna rimasero in buone ed amichevoli relazioni - la costruzione di un'opera del genere era ancora lontana molti decenni da una sua possibile realizzazione pratica - il semplice progetto contribuirà a mettere le due nazioni in una posizione difficile l'una rispetto all'altra[49].
Per diversi anni l'impero britannico si era difatti impegnato a conquistare i punti maggiormente strategici e nevralgici del continente Americano, in particolare la Costa dei Mosquito nella regione orientale dell'odierno Nicaragua; i negoziati avviati con gli inglesi e svoltisi sotto l'egida del barone Henry Bulwer-Lytton condurranno per l'appunto alla stipulazione del trattato. Entrambe le nazioni concordarono di non rivendicare il controllo di alcun canale che avrebbe potuto essere costruito in quel territorio; l'accordo promuoverà invece lo sviluppo di una più stretta alleanza angloamericana[50].
Questo atto diplomatico fu l'ultima azione di Taylor come presidente.
Tentativi di compromesso e ultimo periodo |
Henry Clay venne ad assumere un ruolo centrale proprio mentre l'assemblea congressuale s'apprestò a discutere la questione della schiavitù; mentre le sue posizioni si sovrapposero a quelle del presidente quest'ultimo volle sempre mantenere le distanze dal leader Whig. Gli storici non concordano sulle possibili motivazioni che lo abbiano spinto a muoversi in questa direzione[51].
Con l'aiuto sostanziale ricevuto da Daniel Webster Clay svilupperà la sua proposta fondamentale, il Compromesso del 1850; il progetto consentirà al neo-Stato della California di avere un'indipendenza di scelta nei riguardi dell'istituto schiavista, mentre gli altri territori sarebbero rimasti sotto la giurisdizione federale. Ciò avrebbe incluso anche le regioni sottoposte ad accanita controversia come il territorio del Nuovo Messico, anche se poi il Texas sarebbe stato rimborsato per le terre in tal modo perdute.
Secondo questo nuovo Compromesso la schiavitù sarebbe stata mantenuta nel distretto di Washington, laddove invece il commercio schiavista interno avrebbe dovuto essere vietato e dichiarato fuorilegge. Nel frattempo una legislazione sugli schiavi fuggitivi in senso molto più restrittivo della precedente Fugitive Slave Act di fine XVIII secolo sarebbe stata emanata, aggirando in tal maniera i parlamenti settentrionali i quali avevano in larga parte impedito ai Sudisti di recuperare i fuggiaschi. Era così nata la Fugitive Slave Law la quale ispirerà Harriet Beecher Stowe a scrivere La capanna dello zio Tom, creando sensazione e profonda emozione in tutto il Nord[52].
Le tensioni non fecero che accendersi sempre più mentre il Congresso s'affannava nei negoziati e crescevano gli incontri che presentavano la secessione come una soluzione quantomeno probabile; questi culminarono con la minaccia dichiarata del presidente d'inviare truppe nel Nuovo Messico a protezione del suo nuovo confine texano, con lui stesso a capo dell'esercito. Taylor dirà anche che "chiunque fosse stato catturato con l'accusa di ribellione contro l'Unione, sarebbe finito impiccato... e lo avrebbe fatto con ancor meno riluttanza di quando dovette appendere i disertori e le spie nel corso della guerra Messico-Stati Uniti"[53].
In questa situazione il disegno di legge denominato Omnibus parve costituire ai più un importante passo in avanti, ma alla fine non riuscirà a passare durante la breve amministrazione a causa degli estremismi espressi con virulenza da entrambe le parti[54]. Nessun "grande compromesso" raggiungerà pertanto la scrivania del presidente.
I sui ultimi giorni verranno invece oscurati pesantemente dal cosiddetto affare Galphin; prima di entrare nel gabinetto il Segretario alla Guerra George Walker Crawford aveva esercitato l'avvocatura. Coinvolto in un caso annoso rappresentò i discendenti di un mercante coloniale specializzato nel "commercio indiano" i cui servigi resi alla corona britannica al tempo della guerra d'indipendenza americana non erano ancora stati rimborsati. Il debito dovuto a George Galphin avrebbe dovuto essere assunto dal governo federale, ma gli eredi riceveranno solo il pagamento sul capitale del debito dopo anni di contenzioso e non saranno mai in grado d'ottenere un risarcimento degli interessi dalla presidenza di James Knox Polk[55].
Il Segretario al Tesoro William M. Meredith, con l'appoggio del Procuratore generale Reverdy Johnson firmò infine la concessione del pagamento nell'aprile del 1850; nel pieno imbarazzo presidenziale questo includeva un risarcimento legale di circa 100.000 dollari a Crawford. I due membri del gabinetto avevano negli effetti pratici offerto un'enorme fetta del Tesoro pubblico ad un loro collega[56].
Un'indagine fatta svolgere dalla Camera solleverà alfine Crawford dal sospetto di un qualsiasi illecito legale, ma verrà comunque espressa la più alta disapprovazione nei suoi riguardi per aver accettato il pagamento. Il presidente, che aveva già previsto di abbozzare una riorganizzazione del proprio consiglio ministeriale, ora si trovava anche ad avere uno scandalo in corso di svolgimento tra le mani a complicare ancor più la situazione[57].
Morte e successione |
Il 4 luglio del 1850 il presidente avrebbe consumato abbondanti quantità di frutta cruda e latte ghiacciato mentre partecipava alle celebrazioni per la festività del Giorno dell'Indipendenza e durante un evento di raccolta fondi per completare l'erezione del Monumento a Washington, che si trovava allora ancora in piena fase di costruzione[58].
Per diversi giorni in precedenza si era già ammalato gravemente di un disturbo digestivo rimasto sconosciuto. Il suo dottore diagnosticò la malattia come "morbo del colera", un termine ampiamente flessibile a metà del XIX secolo indicante disturbi intestinali di vario genere come la diarrea e la dissenteria ma non necessariamente collegati al colera asiatico; quest'ultima epidemia era però diffusa proprio in quel lasso di tempo nella capitale[59].
L'identità e la fonte della malattia di Taylor sono oggetto di speculazioni storiche, anche se è noto che molti dei suoi membri di gabinetto avevano avuto anch'essi una malattia del tutto simile[60]. Seguì una febbre molto alta e la possibilità di recupero del presidente si dimostrò subito essere assai remota. L'8 di luglio il malato fece notare ad un assistente medico:
«Non dovrei rimanere sorpreso se questo male si dovesse concludere con la mia morte. Non mi aspettavo di incontrare però così presto ciò che mi assilla di più fin dal primo giorno in cui ho assunto alla Presidenza. Dio sa che ho cercato in tutti i modi di adempiere a ciò che pensavo fosse un dovere onesto e giusto. Ma mi sono sbagliato. Le mie motivazioni sono state fraintese e i miei sentimenti sono stati per lo più oltraggiati[61].» |
Nonostante il trattamento sanitario ricevuto Taylor morì alle 22:35 del 9 di luglio[62]. Aveva 65 anni. Il Vicepresidente Fillmore dovette quindi assumersi l'onere di sostituirlo e completare il mandato, che terminò il 4 marzo del 1853. Poco dopo il suo insediamento il nuovo presidente Millard Fillmore farà approvare il Compromesso del 1850, che parve in apparenza risolvere almeno per un breve periodo molti dei problemi affrontati dall'amministrazione Taylor[63].
Il generale Taylor fu tumulato una prima volta nella nel cimitero del Congresso a Washington ove rimase dal 13 di luglio al 25 di ottobre; esso era difatti stato costruito nel 1835 per contenere le spoglie mortali degli uomini politici fino a quando il sito funebre definitivo poteva essere preparato o organizzato con conseguente traslazione in un'altra città. Il corpo venne quindi trasportato nella tomba di famiglia là ove i suoi genitori erano già stati sepolti, nell'antica piantagione conosciuta come "Springfield" a Louisville nel Kentucky.
Teoria dell'omicidio |
Quasi immediatamente dopo la sua morte cominciarono a circolare voci che il presidente fosse stato avvelenato dai Sudisti favorevoli alla schiavitù e teorie simili persistettero fino al XXI secolo[64][65]. Nel 1978 l'autore Hamilton Smith basò la sua teoria dell'assassinio sui tempi d'effetto delle droghe, sulla mancanza di epidemie confermate di colera e su altri materiali[66].
Alla fine degli anni 1980 Clara Rising, ex professoressa all'Università della Florida, è riuscita a persuadere il parente vivente più stretto di Taylor ad accettare una riesumazione in modo che i suoi resti potessero essere testati[67]; sono stati pertanto trasportati all'ufficio "Chief Medical Examiner" il 17 giugno del 1991. Sono stati rimossi campioni di capelli, unghie e altri tessuti e condotti su di essi degli studi radiologici. Restituiti infine al cimitero e reinterrati, con appropriati onori, nel mausoleo apposito[68].
L'analisi per attivazione neutronica condotta presso l'Oak Ridge National Laboratory non ha rivelato alcuna prova di avvelenamento, poiché i livelli di arsenico erano troppo bassi[68][69]. L'analisi concludeva che Taylor aveva contratto il "colera morbus" o una "gastroenterite acuta" in quanto Washington aveva allora sistemi fognari a cielo aperto e il suo cibo o bevande potevano benissimo essere state contaminate in tal modo.
Qualsiasi potenziale di recupero fu distrutto prima di tutto dai suoi stessi medici, che lo trattarono con "sciroppo di ipecac, cloruro mercuroso, oppio e chinino" a 40 grani per dose (circa 2,6 grammi), con l'effetto di farlo "sanguinare e vescicare"[70]. L'esperto di scienza politica Michael Parenti mette però in discussione la spiegazione tradizionale della morte di Taylor; basandosi su interviste e relazioni di patologi forensi sostiene che la procedura utilizzata per testare l'avvelenamento da arsenico era fondamentalmente errata[71][72].
Un'ulteriore revisione del 2010 conclude: "non esiste alcuna prova definitiva che Taylor sia stato assassinato, né sembrerebbe che ci sia una prova definitiva che possa attestare senza alcun ombra di legittimo dubbio che non lo sia invece stato"[73].
Reputazione storica e commemorazioni |
A causa della breve durata del suo mandato, Taylor non è considerato avere influenzato fortemente l'ufficio Presidenziale[74]; alcuni storici ritengono che egli fosse troppo inesperto e incerto in campo politico, in un periodo in cui i funzionari avevano bisogno di stretti legami con i loro agenti politici[74].
Nonostante le sue carenze il Trattato Clayton-Bulwer influenzerà positivamente le relazioni con la Gran Bretagna nell'America centrale ed è "riconosciuto come un passo importante nel ridimensionare l'impegno della nazione nei confronti della teoria del destino manifesto"[74].
Mentre la classifica storica dei presidenti ha generalmente sempre collocato Taylor nella parte inferiore la maggior parte delle indagini tendono a valutarlo come il più efficace tra i quattro presidenti appartenuti al Partito Whig.
Taylor sarà l'ultimo presidente a possedere degli schiavi mentre si trovava in carica; terzultimo dei quattro presidenti Whig (incluso John Tyler il quale verrà espulso dal Partito poco dopo aver dato il via alla presidenza di John Tyler), prima della presidenza di Millard Fillmore che dovette prendere il suo posto; fu anche il secondo presidente a morire in carica, preceduto da William Henry Harrison il quale morì di polmonite mentre serviva come presidente nove anni prima ed infine anche l'unico presidente eletto dalla Louisiana.
Nel 1883 il Commonwealth del Kentucky mise un monumento di 50 piedi sormontato da una statua a grandezza naturale di Taylor vicino alla sua tomba. Negli anni 1920 la famiglia
avviò uno sforzo nel tentativo di trasformare la sua tomba in un monumento in qualità di Cimiteri nazionali degli Stati Uniti d'America; vennero donati due lotti di terreni adiacenti per il progetto, trasformando così la cripta di famiglia di mezzo acro in un ambiente ampio 16 acri (65.000 m2).
Il 6 maggio del 1926 i resti del presidente e della moglie (che morì nel 1852) furono trasferiti nel nuovo mausoleo costruito in pietra calcarea con una base in granito e un interno in marmo eretto nelle vicinanze. La proprietà è stata designata "Zachary Taylor National Cemetery".
L'United States Postal Service emetterà la prima serie di francobolli in onore di Zachary Taylor il 21 giugno del 1875, 25 anni dopo la sua morte durante la presidenza di Ulysses S. Grant.
Nel 1938, nel corso della presidenza di Franklin Delano Roosevelt, Taylor comparirà nuovamente su un francobollo degli Stati Uniti, questa volta nella collezione "Presidential Issue".
L'ultima apparizione di Taylor (fino al 2010) su un francobollo USA avvenne nel 1986 durante la presidenza di Ronald Reagan quando fu onorato nell"AMERIPEX issues". Dopo George Washington, Thomas Jefferson, Andrew Jackson e Abraham Lincoln, Zachary Taylor fu il quinto presidente a comparire nelle affrancature delle lettere statunitensi[75].
Il suo è divenuto col tempo l'omonimo per diversi luoghi e nomi, tra cui:
- Camp Taylor a Louisville e Fort Zachary Taylor in Florida.
- La SS Zachary Taylor, una nave della seconda guerra mondiale in stile Liberty.
- Zachary Taylor Parkway in Louisiana[76] e Zachary Taylor Hall presso la "Southeastern Louisiana University"[77][78].
Contea di Taylor (Georgia).
Contea di Taylor (Iowa).
Contea di Taylor (Kentucky), La 100° contea fondata nel Kentucky e intitolata al presidente.
Rough and Ready (California); l'origine storica della città è rappresentata in un episodio del 1965 della serie televisiva Syndication (mass media) Death Valley Days.- Zachary Taylor Highway ("U.S. Route 522 in Virginia") nella Virginia.
Taylor (Michigan).
Era stato anche l'omonimo per l'architetto di Chicago Zachary Taylor Davis.
Note |
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^ Formalmente nominato il 21 dicembre del 1849, confermato dall'Aula senatoriale il 2 agosto del 1850.
^ Formalmente nominato il 21 dicembre del 1849, confermato dall'Aula senatoriale il 10 giugno del 1850.
^ Riassegnato per servire contemporaneamente al Tribunale distrettuale Orientale e Occidentale dell'Arkansas a partire dal 3 marzo del 1851.
^ Riassegnato alla Corte distrettuale Settentrionale dell'Illinois.
^ Raimondo Luraghi Storia della guerra civile americana BUR 1994 Vol. I, pag. 104
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Bibliografia |
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Storiografia politica |
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Silbey, Joel H., A Companion to the Antebellum Presidents 1837–1861, Wiley, 2014, ISBN 978-1-118-60929-3. pp 291–308
Altre letture |
- Henry Montgomery, The life of Major General Zachary Taylor, Aubura, J. C. kDerby & co., 1847.
Voci correlate |
- Abolizionismo negli Stati Uniti d'America
- Allevamento di schiavi negli Stati Uniti d'America
- Candidati alla presidenza degli Stati Uniti d'America per partiti minori
- Classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America
- Condizioni di vita degli schiavi negli Stati Uniti d'America
- Dipartimenti dell'Esecutivo federale degli Stati Uniti d'America
- Diritti umani negli Stati Uniti d'America
- Diritto degli Stati Uniti d'America
- Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1848
- First lady degli Stati Uniti d'America
- Evoluzione territoriale degli Stati Uniti d'America
- Gabinetto degli Stati Uniti d'America
- Governo federale degli Stati Uniti d'America
- Insediamento del presidente degli Stati Uniti d'America
- Linea di successione presidenziale negli Stati Uniti d'America
- Ordine delle cariche degli Stati Uniti d'America
- Presidente degli Stati Uniti d'America
- Presidente eletto degli Stati Uniti d'America
- Presidenti degli Stati Uniti d'America
- Presidenza di Millard Fillmore
- Razzismo negli Stati Uniti d'America
- Religioni negli Stati Uniti d'America
- Schiavitù negli Stati Uniti d'America
- Sistema politico degli Stati Uniti d'America
- Storia degli Stati Uniti d'America (1849-1865)
- Vicepresidente degli Stati Uniti d'America
Collegamenti esterni |
- White House biography
- Discorso d'nsediamento
- Messaggio sullo stato dell'Unione
- Executive Order forbidding unlawful invasion of Cuba
Zachary Taylor: A Resource Guide presso la biblioteca del Congresso
- (EN) Opere di Presidenza di Zachary Taylor, in Progetto Gutenberg.
Apparato bibliografico su Internet Archive
- Discorso sullo Stato dell'Unione
- Zachary Taylor letters, 1846–1848
Influences on Abraham Lincoln in The Boys' Life of Abraham Lincoln by Helen Nicolay- Gen Taylor's letters: to Gen Gaines; Marcy's reprimand, Taylor's reply with fable alluded to
"Life Portrait of Zachary Taylor", in C-SPANAmerican Presidents: Life Portraits, May 31, 1999
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Zachary Taylor[collegamento interrotto] e A Continent Divided: The U.S.-Mexico War, Center for Greater Southwestern Studies, the University of Texas at Arlington- Zachary Taylor Personal Manuscripts
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