Etica della scienza pura Voci correlate | Menu di navigazione
Etica
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L'etica della scienza pura è quella branca dell'etica della scienza che ha quale obiettivo la codificazione dei presupposti etici della ricerca scientifica.
Si distingue dall'etica della scienza applicata o dall'etica della tecnica (es. bioetica), perché – a differenza di queste – non si interessa tanto delle questioni inerenti alle applicazioni del sapere scientifico, quanto dei princìpi, delle norme e dei valori che stanno a monte della ricerca. Con la stessa locuzione si indica l'insieme dei princìpi, delle norme e dei valori etici che de facto regola il comportamento degli scienziati puri. L'etica della scienza pura, non diversamente dagli altri settori dell'etica, può essere infatti prescrittiva o descrittiva. Nel corso della storia, numerosi filosofi e scienziati hanno sostenuto e argomentato che la ricerca disinteressata della verità scientifica deve essere vista come un valore etico.
Nel dialogo platonico Eutidemo, Socrate esprime molto chiaramente questo concetto, affermando che "la sapienza è un bene, mentre l'ignoranza è un male".
Studi pionieristici tesi a descrivere, piuttosto che a prescrivere, l'etica della scienza pura sono stati effettuati dal sociologo statunitense Robert K. Merton, nel periodo tra le due guerre mondiali. A suo avviso, l'ethos che regola il comportamento degli scienziati si compone di quattro norme fondamentali:
- il disinteresse, ovvero l'imperativo di cercare la verità al di là dei benefici materiali e personali che ne possono derivare;
- il comunismo epistemico, ovvero l'imperativo di mettere in comune le proprie conoscenze senza chiedere nulla in cambio;
- lo scetticismo organizzato, ovvero l'imperativo di dubitare di ogni affermazione non supportata da prove empiriche o razionali;
- l’universalismo, ovvero l'imperativo di non discriminare i produttori di un'idea scientifica sulla base delle loro caratteristiche personali (età, sesso, razza, nazionalità, ecc.).
Riflessioni in merito ad esempio si sono avute nel Novecento con la scoperta dell'energia nucleare fino all'applicazione militare con le armi nucleari e poi successivamente con le tecniche di manipolazione genetica (ingegneria genetica) applicate all'uomo (es. clonazione), al mondo animale e vegetale (OGM) fino all'intelligenza artificiale, a volte legate anche alle riflessioni intorno al concetto di progresso della società.
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